lunedì 23 luglio 2012

l’odissea

Il primo aereo e’ arrivato in ritardo di tre ore, cosi’ abbiamo perso il secondo, ma siamo stati abbastanza fortunati da non dover passare la notte a New York. Peccato che anche il volo sostitutivo avesse un paio d’ore abbondanti di ritardo. Il viaggio alla fine, e’ durato 24 ore, quando si dice un’odissea, signora mia.

Anche questa volta l’equipaggio dell’American aveva un diavolo per capello. E io capisco che la compagnia va a rotoli e rischiano il posto, ma fosse anche il tuo ultimo giorno di lavoro che senso ha trattare la gente in questo modo? Bah. Ancora una volta ringrazio il cielo di avere un compagnuzzo di viaggi tranquillo. In effetti, forse il signore seduto dietro di lui, che a un certo punto e’ stato bruscamente svegliato a suon di bubu settete e risate a squarciagola, non e’ proprio dello stesso avviso, ma tant’e’. Non credo si possa chiedere di piu’ a un bambino di un anno e mezzo costretto su un aereo vecchio e piccolo per tutte quelle ore.   

Il viaggio e’ stato talmente frustrante e infinito che mi ci sono voluti un paio di giorni solo per realizzare dove fossi. Il piccolo Joe invece non ha fatto una piega. E’ tornato a casa, si e’ fatto le sue solite dodici ore di sonno e si e’ messo a giocare con il suo papa’ e i suoi giochini come se nulla fosse. Beato lui, dove lo metti sta. 

Questo mesetto in Italia e’ sembrato cortissimo a me che mi divertivo, ma evidentemente lunghissimo a Mr. Johnson che lavorava qui da solo. A casa, tutto splendeva, chi lo avrebbe mai detto, la noia, e lui che si mette perfino a pulire. E poi non solo questo, i dettagli! Le lenzuola fresche di lavatrice, i fiori sul tavolo della cucina, il mio gelato preferito in freezer, che’ lui gia’ lo sapeva che ne avrei avuto bisogno i primi giorni per coccolare l’inevitabile tristezza del rientro. Non c’e’ niente da fare, come mi conosce lui… e’ la prima volta che lo penso perche’ odio i distacchi, pero’ che bello ritrovarsi. Si e’ anche preso un giorno libero e abbiamo passato un sacco di tempo tutti e tre insieme questo fine settimana. Insomma, pian piano tutto sta tornando alla normalita’, alla mia normalita’ texana e l’Italia sembra sempre piu’ lontana ogni ora che passa.

Questa cosa e’ sempre stranissima, puoi stare li’ mesi, anni, ma appena vai via, e’ come se si spezzasse qualcosa. Cominci a non pensare piu’ a che ore sono la’, poi come a perdere l’orientamento e finisce che pian piano le proporzioni di tutto quello che succede cambiano: piu’ le cose ti sono vicine anche fisicamente e piu’ sono presenti nel tuo pensiero in un certo senso. Provia a ribellarti, ma non puoi farci niente, e’ cosi’. Non sono giorni semplici questi qui del ritorno, non lo sono mai stati e non credo lo saranno mai. E’ il momento in cui piu’ che mai la nostalgia preme e le scelte pesano, ma e’ anche giusto che sia cosi’, a ogni scelta vera corrisponde una rinuncia vera, e’ la vita.

8 commenti:

Marica ha detto...

ma che bravo bambino....

per me invece i primi giorni dopo il ritorno non sono mai nostalgici, perche' e' come se mi fossi ricaricata, sia di cose belle che di quelle brutte...
poi un po' alla volta la nostalgia si riaccumula, goccia a goccia...

anyway, bentornata!

nonsisamai ha detto...

ma sai, piu' che bravo a me sembra che capisca quando sono davvero in difficolta' e non posso proprio 'giocare'. i bambini hanno molto questa cosa, lo vedo anche a scuola. tante volte le classi grandi contrariamente a quello che uno si aspetterebbe sono le piu' semplici perche' in qualche modo capiscono che l'insegnante non ha modo di stare dietro ai capricci di tutti e devono autoregolarsi un minimo. i bambini hanno una sensibilita' sorprendente.

difficile da spiegare la nostalgia, la verita' e' che un po' c'e' sempre.

Silvia ha detto...

mi rivedo molto negli ultimi due paragrafi che hai scritto.

toccante la frase "a ogni scelta vera corrisponde una rinuncia vera, è la vita".

forza! spero che i bei ricordi di qui e di lì ti aiutino a superare la nostalgia.

Anonimo ha detto...

Belle belle belle parole!
Un saluto da Firenze,
Giovanni

Elisen ha detto...

Viva il calore di casa tua!

ero Lucy ha detto...

E’ il momento in cui piu’ che mai la nostalgia preme e le scelte pesano, ma e’ anche giusto che sia cosi’, a ogni scelta vera corrisponde una rinuncia vera, e’ la vita.
Oh. Ma come hai fatto a scrivere una cosa cosi' perfetta per me?

fabio r. ha detto...

home is where your ice cream is.... :-)

Emigrante ha detto...

Io mi rivedo moltissimo nella tua storia, e quel che hai scritto tu avrei potuto scriverlo io. Io combatto con la nostalgia tutti i giorni. Mi sono abituata ormai, ma e' vero, lei e' sempre li che ci aspetta al varco, non se ne va mai. In caso te lo chiedessi, sono la ragazza di Austin ;-)