venerdì 11 maggio 2007

Mi vedo in mezzo a una folla, ma non riesco a riconoscermi


- Mi vedo in mezzo a una folla, ma non riesco a riconoscermi

Non so perche' oggi mi e' venuta in mente questa frase che mi ha detto tempo fa un mio amico per spiegarmi come si sentiva.
Tra l'altro, me l'ha detta cosi', come se non ci fosse nulla di strano.
Per me, invece, non e' mica una cosa da niente.
Adesso che ci penso poi forse c'e' un motivo per cui la ricordo ancora e proprio adesso.
Ieri sera stavo guardando un film, The Prestige, anche un bel film devo dire, ed e' risuccesso. Cosa?
Cosa.
Una sensazione che avevo gli ultimi giorni in Italia prima di venire qui. E' difficile da spiegare. Magari ero li' a casa mia tranquillissima e poi all'improvviso, avevo come una tremenda vertigine, se cosi' si puo' dire. L'idea destabilizzante che da un momento all'altro tutta quella mia tranquillita', il mio divano, la mia bicicletta, tutto sarebbe scomparso fatalmente. Cosi' in effetti e' stato, giustamente.
Chiarisco che ero davvero molto felice di partire, pero' anche triste, pero' anche sottosopra. E ogni tanto si presentava quest'ansia.

A un certo punto qualcuno ha capito che per fare ritornare tutto tranquillo bastava un chupito di bayleys, ma quella e' un'altra storia.

Insomma, fra una decina di giorni torno in Italia e sono gia' agitata. E' proprio vero che gli aerei piu' li prendi e piu' ti innervosiscono. Non sono mai mancata cosi' a lungo. Ecco, si'.
Forse il fatto e' che in tutto questo tempo la situazione si e' capovolta.
Forse quella strana sensazione torna perche' ora e' qui la mia casa e mi fa impressione lasciarla per un po'. Non so.

Ricordo che alla mia festa di addio, verso la fine, i miei amici facevano un gioco. Uno comincia una storia o una canzone e ognuno a turno deve mandarla avanti. Chissa' se lo hanno piu' rifatto quel gioco.

Ricordo che qualche tempo fa qualcuno lascio' un commento in questo blog che mi ha lasciato di sasso. Diceva piu' o meno Dell'America ho capito che appena cominci a stare bene e a non sentire la mancanza dell'Europa, e' il momento di scappare.
Ma perche'? Che senso ha? Commentatore dove sei, spiegami!

Vi dico solo un'ultima cosa. Qui c'e' una persona vera che all'inizio non sapeva che ci foste, ma che ora davvero vi legge con interesse, quindi commentate con cautela, non mi lasciate con questi dubbi atroci.

21 commenti:

Anonimo ha detto...

Carissima enneesseesseemme,
i tuoi sintomi sono compatibili con questo fenomeno, da minneanna notato il 17/9/06 (linkarmi è brutto):
C'è un tizio che ha detto che il jet lag è il tempo che ci mette la tua anima a raggiungerti. Lui la faceva facile, sai. Noi si nota che le anime grosse e impazienti iniziano a spostarsi ben prima, lasciando il presunto proprietario in stato simile al tuo.
Ai rimedi non si aveva pensato: quindi il chupito di bayleys sarà per sempre legato a te, in questa teoria.

Anonimo ha detto...

NinaBeSweet

ciao nonsisamai, non so bene cosa dire...io ho sempre avuto una voglia matta di vivere all' estero per un pò, poi gli anni son passati e non l'ho (ancora?) fatto, sempre presa a cercare di finire e mettere a posto cose che non di qui. E' che anche qui in Italia non sono ancora riuscita a trovare la mia dimensione, ho lasciato la mia città ma anche dove sono ora non riesco a sentirmi "a casa" e così...penso all' estero ma anche ho paura di continuare a girare in tondo e non trovare un punto fermo. e sarebbe "colpa mia", ora. le volte che sono stata lontana per un pò poi mi accorgevo che ovunque c'è bisogno di un qualcosa "in più" per sentirsi bene, a posto, a casa. e non sono i luoghi. in america tu hai l' amore, e questo è molto...e poi dipende dall' età. avessi 19 -20 anni partirei domani, per come sono ora. ma di anni ne ho di più e mi sembra di avere più "responsabilità" nei confronti della mia vita di ora. di non poter più "sbagliare" ancora molto.

che poema. chissà se ha un senso! baci

Anonimo ha detto...

Anch'io voglio partire. Solo che per me ci sono molte incognite, tante cose da chiarire.. Un casino insomma. Partirò? Non partirò? Quale sarà la scelta giusta? :)
Quando penso che le cose che faccio qui potrei smettere di farle e passare ad altre totalmente diverse non mi prende la vertigine, solo le faccio con più gusto.

giuy ha detto...

La frase dell'anonimo ha colpito anche me, seppur per altri motivi,ovvero i miei numerosi cambiamenti di città in Italia.
Anche io, non so perchè quando inizio a stare bene in un posto, mi sto già trasferendo altrove. Come se avessi paura di mettere le radici da qualche parte.

nonsisamai ha detto...

anja: questa minneanna aveva proprio capito tutto, he! he! linkarti non e' brutto!! questo blog supporta l'autoreferenzialita', si scoprono sempre cose interessanti.

Nina: grazie per la riflessione. come sempre mi sembra di essere sulla tua lunghezza d'onda perche' e' vero. anch'io forse a questo punto voglio stare qui perche' ho trovato finalmente un posto dove (non so perche') sto bene e voglio costruire qualcosa. il rischio di girare senza senso c'e' pero' se non si sta bene dove si e' si deve trovare il coraggio di cambiare qualcosa, anche in modo meno radicale. in fondo, cosa puo' succedere di grave? al limite si torna a casa, pero' io ho visto che quando metti piede fuori dalla porta, ti accorgi che il mondo e' talmente grande e tu sei cosi' piccola...e cresci. non so quanti anni hai, ma per esempio ora sto andando a lezione e c'e' la mia insegnante che si e' laureata a 46 anni single e con tre figli perche' non era felice del suo lavoro precedente. secondo me e' questo il sogno americano. un bacio!

elica: per me era lo stesso, bella sensazione!

giuy: magari e' cosi', ma e' una fortuna poter sperimentare, no? quando troverai il posto giusto non vorrai certo lasciarlo :)

Anonimo ha detto...

Ci sono luoghi che avverto istintivamente come casa, e che non sempre coincidono con i posti in cui sono nata e cresciuta. Io, ad esempio, adoro la Sicilia e sento un legame fortissimo con quella terra, pur essendo nata a Roma ed avendo visitato quell'isola quando ero già grande. Là mi sento a casa. Lo ricollego però anche alle persone che un luogo ti permette di conoscere, alle esperienze che si vivono. Forse un posto diventa casa quando, non solo l'ambiente in sè, ma anche le persone che incontri, sanno trasmettere qualcosa di familiare, un senso di appartenenza e di serenità.

Anonimo ha detto...

amoilmare: e' una riflessione molto vera

giuy ha detto...

io il posto giusto lo ho già lasciato...è sempre il penultimo :)

Anonimo ha detto...

I chupiti risolvono molte cose... poi io preferisco rum e pera...
;-))))

Anonimo ha detto...

giuy: incontentabile :P

stardust: anch'io!!

Anonimo ha detto...

a volte basta una cosa detta senza pensare per incasinare una persona e di queste cose se ne dicono troppe

Anonimo ha detto...

torni in Italia? Roma?
Parco leonardo ti aspetta!

Anonimo ha detto...

anonimo: he si...

alicesu: ciao cara! sara' un tour de force, credo (e spero), ma da Roma mi sa che sara' difficile passare... :*

Anonimo ha detto...

Vivere all'estero è stata l'esperienza che più mi ha fatto crescere. Forse la presa di coscienza che potevo farcela da sola, altrove, mi ha portato a sentire di essere a casa. Ed è per questo che credo che ci si senta at home solo quando ci si riconosce (anche in mezzo alla folla). A prescindere dal posto dove si è nati.

nonsisamai ha detto...

simple: sono d'accordo con te

Anonimo ha detto...

Interessante il commento anonimo, sarebbe ancora più interessante capire il perché si sia reso conto di questa cosa...

Anonimo ha detto...

netstar: sai che non credo fosse anonimo? mi e' venuto in mente tempo dopo, ma non ricordo dove l'abbiano lasciato. non lo trovo. comunque, il punto e' che la gente dice un sacco di cose cosi' che poi davvero se ti ci fermi un momento, non hanno molto senso, pero' ti fanno rimanere un po' maluccio.

Labelladdormentata ha detto...

Mi piace ciò che Minneanna ha detto sul jetlag, la prossima volta che mi capiterà, sarò un po' più paziente: io o soffro molto.
Ho sempre pensato che casa è dove è la tua famiglia, quella che ti scegli, non quella dove sei nato, per quanto felice possa essere stata la tua vita. La vertigine è l'emozione, il pensiero di cosa ritroverò, di come saranno cambiati cose e perdsone. Perchè nella mia mente loro sono rimasti fermi all'ultima volta che li ho visti, ma razionalemnte lo so che invece i cambiamenti ci sono stati!
Comunque, ti scappasse di passare per Bologna, fammi un fischio che ti porto a mangiare tortellini!

Anonimo ha detto...

labellaaddormentata: che belle parole, grazie!! e per i tortellini....mmmm....li sto assaporando con il pensiero :)

Anonimo ha detto...

Ovviamente fischia anche se passi in Toscana :-)
Doblondoro

nonsisamai ha detto...

grazie doblondoro! aggiornero' il blog sui vari spostamenti... :)