venerdì 20 gennaio 2023

crescita accelerata

Mi sono resa conto in questi mesi che c'è una vera e propria corrente di giovani donne bianche con grandi titoli di studio che si occupano di parlare e scrivere del mio lavoro e che non sanno nulla, che probabilmente in una scuola come la mia non ci hanno nemmeno mai messo piede.
Il messaggio è sempre lo stesso: gli insegnanti (bianch*) delle scuole più povere non devono dare per scontato che la scuola sia l'unico posto sicuro e che i genitori non abbiano le migliori intenzioni. In soldoni: se ti aspetti il peggio sei praticamente razzista.
Nella mia scuola, ci si aspetta il peggio perché purtroppo è quello che vediamo in maniera costante.
Dare per scontato come avviene in altri contesti, che le famiglie si occupino dei figli (quando i figli arrivano a scuola sporchi, affamati, traumatizzati) può essere molto pericoloso, può significare ignorare dei segni e delle richieste di aiuto che forse solo la scuola può cogliere.
Suppongo che le vacanze dei miei studenti siano state difficili per prepararmi a livello psicologico. 
Le mie supposizioni non nascono dal "complesso del salvatore bianco. Immagino che le vacanze siano state difficili perché la maggior parte dei miei studenti manifestano il timore delle vacanze o anche solo del suono della campanella. Se non vogliono andare a casa *devo* supporre che forse a casa ci sia qualcosa che non va, mi sembra logico.
Quest'ultima settimana a scuola è stata un incubo.
Sono consapevole di stare facendo la famosa differenza, sono consapevole di stare crescendo in modo accelerato come essere umano e insegnante. 
Nonostante ciò soffro.
Lo accetto e vado avanti.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Gli insegnanti dovrebbero avere tutti la tua sensibilità e umanità. Se i bambini di cui parli trovassero sempre ascolto, conforto e aiuto nella scuola, avrebbero molte più chances nella vita.

Quelle signore... non ti curar di loro!

Continua cosi, stai facendo un lavoro straordinario e dar coraggio anche solo a uno di quei piccoli ha un valore immenso.

Con infinita stima.

camu ha detto...

Mi associo al commento qui sopra, ed essendo mia moglie un'insegnante di sostegno (sebbene non in un distretto così complesso e pieno di sfide), so benissimo cosa provi. Quello che le dico, e dico a te, è di continuare soltanto finché ti senti appagata da quello che fai, finché sei soddisfatta alla fine della giornata per aver fatto la differenza. Quando lo stress, l'ansia e la forza fisica e mentale necessarie per affrontare la giornata supereranno l'appagamento, non aver paura di mollare e trovarti un altro lavoro. Nessuno ti farà mai santa per quello che stai facendo, ed alla fine il tuo benessere non può essere sacrificato per sempre se il sistema da "combattere" è molto più grande di te. Questo non vuol dire arrendersi al primo ostacolo, e sono certo che continuerai a lottare... ma non pensare che mollare sia una sconfitta, il tuo benessere fisico e mentale sono altrettanto importanti!

Bulut/Nuvola ha detto...

[...] Immagino che le vacanze siano state difficili perché la maggior parte dei miei studenti manifestano il timore delle vacanze o anche solo del suono della campanella. Se non vogliono andare a casa *devo* supporre che forse a casa ci sia qualcosa che non va, mi sembra logico. [...]

Penserei la stessa cosa.

nonsisamai ha detto...

Anonimo: grazie di cuore

Camu: grazie anche a te! Un abbraccio a tua moglie, fa un lavoro difficilissimo anche lei.

Bulut: già. Di solito, non sempre, la cosa più ovvia é quella vera.