venerdì 15 luglio 2022

l'odissea del ritorno

Ciao! Dopo più di un mese in Italia sono tornata in Texas.

Non riuscendo a dormire a causa del fuso, ho raccontato nelle storie le mille vicissitudini del viaggio di rientro.
Dato che sto ricevendo molti più messaggi del solito, trascrivo tutto anche qui per lasciare una traccia oltre le solite 24 ore.
La nostra "odissea" è iniziata a Malpensa mercoledi mattina. Arriviamo con larghissimo anticipo.
Check-in.
Pago 74 euro per ognuna delle nostre valige. E' la novità di quest'anno: il biglietto costa uguale, ma in un altro continente per più di un mese, puoi portarti solo il bagaglio a mano.
Eh, signora mia.
Primo controllo passaporti. Il cartello dice 30 minuti di cammino fino al gate. Una passeggiata. Dopo 10 minuti però si intravede una folla. Dicono sia una fila, ma è decisamente una folla. Dopo un'altra decina di minuti di attesa qualcuno ci comunica che noi con i bambini dobbiamo andare avanti. Saltiamo tantissime persone, ma quando arriviamo almeno a vedere che c'è un controllo passaporti, la fila non solo rimane enorme, ma si muove pochissimo. Alcuni si innervosiscono, alcuni saltano avanti sfacciatamente, alcuni si lamentano ad alta voce, alcuni piangono. I controlli automatici non funzionano mi dice una ragazza della Repubblica Ceca che ha provato a usarli ed è tornata nella fila dei controlli tradizionali. Il problema è che in quel momento vedo solo due o tre guardie doganali. La fila non va avanti. Il tempo passa. Ci sono altri 20 minuti di cammino fino al gate. Comincio ad agitarmi. Non voglio nemmeno pensare a cosa potrebbe succedere se perdessi il volo per Londra e la "coincidenza" per Dallas.
Quando finalmente arriva il nostro turno, la guardia doganale è gentilissima e non smette di scusarsi. È mortificato per i disagi causati. Sembra poco, ma non è poco avere davanti una persona gentile anche in una situazione del genere. Ci controlla velocemente i passaporti e corriamo al gate. Arriviamo in tempo. Anzi c'è così tanto tempo che ci sediamo ad aspettare il nostro turno per l'imbarco. Qualcosa non va.
L'aereo per Londra è in ritardo di più di un'ora.
Dato che una cinquantina di persone hanno il nostro stesso problema di perdere il volo per Dallas, veniamo tutti fatti passare avanti e ci viene detto di non preoccuparci perché ovviamente ci aspetteranno. Dopo tutto arriveremo al gate con 10 massimo 15 minuti di ritardo.
Indovinate.
Non ci hanno aspettato.
Questo - e il fatto che la stessa cosa è successa contemporaneamente anche a un grosso gruppo di passeggeri diretti a Chicago - causa il delirio. Gli unici che possono aiutarci sono i responsabili del disastro, cioè quelli di British Airways.
Cominciamo una fila infinita volta a trovare un altro volo per Dallas. Joe, Woody e altri bambini hanno la possibilità di sedersi per terra e giocare. Tante persone anziane o con bambini piccolissimi in braccio non hanno la stessa fortuna. Se ci si muove, si perde il posto. Non si può andare in bagno o a bere, bisogna stare lì.
Gli impiegati del desk British sembravano fuori dalla realtà. Sorridevano, prendevano o perdevano tempo. La gente era esasperata e loro imperturbabili. Qualcuno ha ipotizzato che stessero facendo una sorta di sciopero bianco. I più fortunati davanti a noi hanno ottenuto voli per il venerdì e il sabato. Era mercoledì!
Ci ha salvato il colpo di genio di Mr J che dal Texas ha chiamato American Airlines.
Dopo tutto, noi il biglietto lo avevamo comprato da loro.
Ci piazzano sull'ultimo volo disponibile per gli Stati Uniti, ma non andiamo a Dallas: andiamo a New York!
A New York in tarda serata, ci tocca recuperare le valige. Anche lì, troviamo una guardia doganale gentilissima. Rimangono davvero impresse le persone che ti aiutano in certi momenti, anche solo con un sorriso o una battuta. Mentre ero spaventata a morte che potesse esserci qualche problema con i bagagli, fa: "Solo una cosa, vorrei un po' del vostro pesto". Ridiamo e per un attimo la tensione svanisce.
Era quasi mezzanotte, il nostro volo per Dallas partiva alle 6 e mezza del mattino. La cosa più logica da fare, forse l'unica, era pernottare in aeroporto. Che sarà mai. Ti piazzi su una sedia e aspetti.
Fosse così facile. All'aeroporto JFK di New York, Terminal 8 non ci sono sedie 🤯
Mi hanno dato due spiegazioni diverse: covid e contrasto dei senzatetto. In ogni caso un'assurdità.
L'unica cosa da fare è sedersi o sdraiarsi sul pavimento. Non sono disponibili nemmeno prese della corrente per ricaricare i telefoni. I gate li dovrebbero aprire alle tre di notte, ma anche lì se la sono presa comodissima.
Io non so quali siano i motivi di certi disservizi, ma vedere la completa indifferenza di chi in qualche modo li causa, mi irrita molto, anche più del disservizio stesso.
In un modo o nell'altro, dopo quasi 36 ore di viaggio siamo arrivati a Dallas 😭
Un pensiero speciale va a una studentessa cinese che mi ha fatto compagnia nell'attesa notturna a New York. Vuole diventare un'insegnante. Stanche come eravamo abbiamo parlato di un sacco di cose interessanti e il tempo è passato più veloce.
Un altro pensiero va al bravissimo farmacista del mio quartiere in Italia che mi ha consigliato la Rinazina per il mal di orecchie in fase di atterraggio. Soffro di questo disturbo e non so come avrei fatto a sopravvivere a tre voli senza i suoi consigli.
Tanti amici in Italia mi hanno detto che quest'anno in vacanza si muoveranno in macchina per evitare il tipo di problemi che sono capitati a me. Il fatto è che non tutti hanno questa scelta.
E' incredibile dover spendere così tanto tempo e soldi e trovarsi a viaggiare in questo modo nel 2022.

4 commenti:

Bulut/Nuvola ha detto...

Mio dio, un'Odissea!

Ho fatto diversi viaggi con i miei figli piccoli (ma mai intercontinentali Europa-America) e posso ben capire quanto sia stato difficile...

Verissimo, comunque, che chi ci aiuta nel momento del bisogno resta impresso nella memoria...

Un abbraccio e riposatevi.
Speriamo l'emergenza rientri (credo scioperino per via delle riduzioni del personale durante il covid... ora il traffico è cresciuto e dovrebbero re-integrare il personale).

camu ha detto...

Per fortuna tutto è bene quel che finisce bene, ma che pazienza che hai avuto! Noi dovremmo andare in Florida per qualche giorno di ferie da New York fra un paio di settimane, e già sudo freddo al solo pensiero di dover salire su un aereo. Vuoi per il rischio Covid, vuoi per tutte le peripezia che hai raccontato e che leggo sui giornali di tanto in tanto. Intanto ben tornata e buon riposo.

nonsisamai ha detto...

Bulut: grazie! I miei oramai sono abbastanza grandi quasi da aiutarmi, mi dispiaceva molto per chi aveva bambini piccoli. C'era una ragazza che viaggiava da sola con una bambina piccolissima nel marsupio e un'altra di un paio d'anni attaccata alle gambe che piangeva tutto il tempo. Stavo male per lei :(

Camu: grazie! La mia impressione è che i problemi riguardino gli aeroporti europei in questo momento. A NY e Dallas tutto sembrava normale. Buon viaggio :)

Anonimo ha detto...

il problema è che in europa con la scusa della pandemia hanno licenziato migliaia di lavoratori soprattutto di terra. quando la situazione si è normalizzata e il traffico è ripreso a livelli pre-covid, quasi tutti si erano trovati un altro lavoro. aggiungiamo gli stipendi assurdi e le tutele nulle date dalle varie compagnie, oltre al fatto che il nuovo personale va formato e il ritardo colpevolissimo con cui si sono mosse per cercarne di nuovo (quando si sono rese conto che no, non potevano proseguire con gli elementi rimasti), condiamo con gli scioperi di chi è rimasto a lavorare in situazioni oscene, ed ecco servito il disastro