Ultimamente, mi è capitato di esprimermi su alcuni episodi di razzismo successi in Italia. Vivo all'estero da tanti anni e non seguo più tante cose da vicino, però quei fatti erano così gravi che diverse persone, conoscendo il mio interesse per il tema, me li hanno segnalati.
Ho notato una cosa un po' triste.
Sempre all'interno della civiltà, dell'educazione e del rispetto reciproco che caratterizza questo mio piccolissimo spazio, ho visto che ci sono state molte più resistenze ad accettare anche solo che esistano queste problematiche in Italia.
Insomma, ho visto che più o meno tutti non hanno nessuna difficoltà a credere, e a scandalizzarsi anche, per le sofferenze dei neri americani, ad esempio, o dei nativi o degli asiatici che vivono qui e che sono stati presi particolarmente di mira in questi ultimi mesi, ma quando si parla della sofferenza di persone di colore in Italia, cominciano i distinguo.
Sono cose normali, non è come negli Stati Uniti, queste cose succedono a tutti non solo a loro, è la vita, ecc.
In alcuni casi, ho visto una resistenza ad ammettere l'evidenza. Molti hanno problemi a dire banalmente sì, la ragazza italiana di origini cinesi che racconta di essere sempre stata presa di mira per i suoi tratti somatici, ha sofferto e ha subito un sopruso grave e prolungato.
Questo mi ha amareggiata al punto che ho deciso di non parlare più di questi argomenti. E' che mi sembrava di sortire l'effetto opposto. Finiva che per orgoglio o campanilismo qualcuno difendeva l'indifendibile purchè capitato in Italia.
Privatamente però, sono andata avanti a indagare, ad ascoltare soprattutto.
Qualche giorno fa ho finito di leggere La Mia Casa è Dove Sono di Igiaba Scego ed è stata una doccia fredda.
Igiaba Scego è una scrittrice italiana di origini somale. Conoscere la sua esperienza mi ha costretto a farmi mille domande su tutto, anche su me stessa.
Mi sono resa conto che forse ho commesso esattamente lo stesso errore che imputavo ad alcuni dei miei lettori. Appena arrivata qui negli Stati Uniti, ho visto il razzismo, l'ho proprio "visto". Anzi mi ha steso il razzismo in tutte le sue forme, mi sono messa a combatterlo, a studiarlo...in Italia no.
Eppure c'era anche lì, non lo vedevo? Ero distratta? Ignorante? Non lo so.
Forse è solo che i difetti degli altri saltano più all'occhio.
Tornano come sempre le parole preziose di Maya Angelou:
when you know better do better.
Nel giorno dell'anniversario della morte di George Floyd, prendo atto di non conoscere la storia del mio paese come pensavo (e forse nemmeno la mia) e mi impegno a continuare a migliorare.
P.S. Ho trovato una risorsa che mi sembra molto valida in italiano, spero possa tornarvi utile: www.sullarazza.it
2 commenti:
Ciao, Non si. E' da tanto che non passavo di qui, e ti ho ritrovata con piacere: sempre profonda nel tuo approccio con il mondo, mai superficiale e generosa nelle tue condivisioni. Ora recupererò i tanti post che hai scritto. Ti auguro tante cose belle.
Maria Grazia
Grazie Maria Grazia e scusa il ritardo. Dopo un tot si attiva la moderazione automatica e rischio sempre di perdere dei commenti per strada.
Oramai, dato che di qui non ci passa quasi nessuno, sono spesso su Instagram.
Mi farebbe piacere se volessi raggiungermi anche di là. E' una comunicazione un po' più immediata
https://www.instagram.com/nonsisamai/
A presto!
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