lunedì 16 marzo 2020

lunedi

Alle 4 del mattino avevo già gli occhi sbarrati pensando di dover portare Bubu dal veterinario. Ansia per il possibile contagio+ ansia per la diagnosi. Bingo.
Era da un po' che avevo notato dei cambiamenti, ma sta bene, mangia, non sembra soffra, e sapendo che non potrebbe sopportare un'anestesia, preferivo non indagare oltre. Adesso però il gioco si fa duro con la quarantena, qualunque cosa sia, è meglio affrontarla prima che tutto sia ancora più difficile. Non so se a un certo punto chiuderanno anche le cliniche veterinarie. Si brancola nel buio.
Sono andata prestissimo, appena hanno aperto, sperando di incontrare meno gente possibile.
Il traffico era normale, la segretaria era normale, il veterinario pure. Le salviette disinfettanti e il gel per le mani ci sono sempre stati. Non ho notato assolutamente nessuna precauzione speciale contro il COVID-19.
Ho fatto incetta di medicine per i miei due vecchietti e la diagnosi non è stata nefasta come immaginavo. Bubu ha vari acciacchi come sempre e ora anche un'ernia che non credo sia operabile, ma sono sollevata.
C'è la possibilità che continui così e non si ingrandisca. Avevo paura che fosse una di quelle situazioni senza via di scampo. Mi aggrappo a questa speranza per quello che dal primo giorno abbiamo soprannominato il 'cane perfetto'. Ha sempre tenuto fede al suo soprannome, dovreste conoscerlo, è un beagle che non abbaia, non aggiungo altro.
Ci sono tante di quelle cose da considerare in questo momento, cose a cui non avevo minimamente pensato. E' un effetto domino che ci coinvolge tutti profondamente, proprio come lo ha visualizzato quel genio di Christoph Niemann sulla nuova copertina del New Yorker.

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