sabato 21 settembre 2019

un mese

La scuola è iniziata da un mese e la mia vita è cambiata radicalmente. Per la prima volta in vita mia, ho un numero di studenti che mi provoca giramenti di testa. Centinaia di bambini che qualche volta mi incontrano in giro, al supermercato o al parco, corrono ad abbracciarmi io ancora a mala pena li riconosco
Un giorno mi sono sorpresa a dire a qualcuno che mi sembra di essere stata catapultata nella vita di qualcun altro. Un pensiero bizzarro, ma non del tutto assurdo. 

In questo mese, ho passato nottate intere a non dormire e ripassare ogni cosa da fare il giorno dopo e altre nottate intere a sognare di rivivere la giornata. Il tempo è volato, non so nemmeno dove siano andati i giorni. Mi sembra di avere vissuto un anno in un mese.
Ho ricominciato a piangere. Ho pianto quasi tutte le sere. E non per disperazione o rabbia o tristezza. Ho pianto per stanchezza e senso di inadeguatezza o di sopraffazione, non so nemmeno io come spiegarlo. Troppo, tutto troppo. Piangere mi ha aiutato molto, mi ha sbloccato
Un giorno è successa una cosa stranissima. Ho incontrato una mia amica, le ho chiesto come stava ed è scoppiata a piangere anche lei, in mezzo alla folla. Si è giustificata dicendo che come chiedo come stai io, nessun altro. Mi ha detto con stupore, sembra proprio che tu lo voglia sapere! Sostanziali differenze culturali, machevelodicoafare. Poi però ho pensato che bello non sono l'unica a piangere. Glielo ho detto che in questo periodo piango anch'io come una fontana e si è sentita subito meglio anche lei. Everybody hurts, lo vogliamo ammettere o no? E' inutile fare gli splendidi a tutti i costi, è proprio inutile.
In questo mese ci sono state diverse brutte notizie, tante volte ho pensato...se casca un'altra tegola, una sola, qua crolla tutto o più che altro crollo io.
La scuola Wonka continua a essere un posto affascinante e imperscrutabile. C'erano un paio di persone che mi guardavano di traverso. Non era un'impressione. Dicevo buongiorno e non rispondevano, facevano in modo di non incontrare mai il mio sguardo, mi trattavano con sufficienza. Per una che viene da dieci anni di buongiorno buongiornino alla scuola Flanders, questo è un trauma bello e buono. E' che a me queste piccole cattiverie, fanno soffrire da pazzi. Sento il peso delle parole non dette. Mi risulta impossibile non scervellarmi per cercare di capire l'ipotetico motivo per cui una persona con cui non ho mai nemmeno parlato dovrebbe avercela con me, ma non ne vengo mai a capo.
Malgrado tutto ciò questa settimana, è andata molto meglio. Al punto che ho ricominciato a mettere i disegnini nel sacchetto del pranzo di Woody. Me lo aveva chiesto tante volte, ma mi sembrava impossibile trovare un minuto, aggiungere un altro impegno seppur minimo, adesso invece sento di riuscire a farlo contento con un disegnino al giorno, ci tiene davvero tanto. Le mamme serie fanno food prep la domenica e io invece mi porto avanti con i disegnini, a ognuno il suo.
La cosa fondamentale che è successa questa settimana è che magicamente ho ricominciato a divertirmi in classe e hanno anche cominciato a tornare le idee, per un po' era tutto bloccato. E' come se mi fossi riappropriata del mio unico superpotere, insegnare arte ai bambini. 
L'altro giorno durante una sorta di festa, la preside ha preso la parola per dire che sono la sua insegnante preferita, pensavo non si potesse dire una cosa così in pubblico. Dice che in sole quattro settimane ho messo la scuola sottosopra e ho fatto cose che nessuno si sarebbe mai potuto sognare e poi tanti altri complimenti, ma non li ricordo bene perchè dovevo concentrarmi per non fare uscire le lacrime. L'ho detto che sono diventata una fontana, vero? C'erano anche quel paio di persone che mi guardavano storto. Adesso mi salutano e mi sorridono e a volte mi chiedono anche come sto. Suppongo che mi odino. 
Il giorno dopo la preside è ripassata dalla mia classe, accompagnata dalla sua vice, per ripetermi le stesse cose e chiedermi se non starò mica lavorando troppo e mi raccomando riposati. Ho già avuto un aumento e dopo tutto questo, hanno deciso di mandarmi alla conferenza a cui volevo andare e a cui inizialmente non intendevano mandarmi. Suppongo che dovrei essere felice e lo sono, ma è tutto così surreale. Mi chiedo perchè mi sia torturata da sola per un mese. I toni entusiastici della preside e di tutti gli altri in fondo non sono una totale novità. Sono cose che ho sentito mille volte in passato, nei posti di lavoro, ai colloqui e ovunque sia andata. Sono mediocre un po' in tutto, ma il mio lavoro lo so fare bene. Perchè me ne sono completamente dimenticata? O meglio perchè sotto sotto non ci credo? Come si fa a imparare ad avere fiducia in se stessi da adulti? 

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Brava Nonsi!! Just enjoy it now!
Carla

nonsisamai ha detto...

Grazie Carla, ci proverò!

Bulut ha detto...

Credo di capire un po' come ti senti... mi sembri una persona che cerca sempre di dare il massimo in quello che fa.
Di farlo bene, non di fare qualcosa, giusto per salvare le apparenze.
E quando uno è così esigente con sè stesso, è normale avere dei periodi in cui si soffre, perché non si sa ancora come andrà, se si è adeguati, ...

Ti auguro che continui così e che trovi più sicurezza in te, e sono contenta di sentire che hai ritrovato il piacere di insegnare arte...
Brava, brava :D

Non ti preoccupare di chi ti guardava storto, fai del tuo meglio, vedrai che ti verrà riconosciuto.
E magari anche chi ti guardava storto comincerà ad apprezzarti (ma non abbassare la guardia, non si sa mai).

Un abbraccio, tieni duro :D

Laste268 ha detto...

Mediocre tu?!?! Ma non scherzare! Riesci sempre a ritagliarti una mezz'ora per te...? :) Stefania

nonsisamai ha detto...

Grazie Stefania e Bulut! La mezz'ora purtroppo sta saltando spesso ultimamente, ma appena prendo bene il giro... ;)

Paola Bonavolontà ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Paola Bonavolontà ha detto...

Quando vivevo in USA, quei toni entusiasti di "how are you" mi facevano sussultare, per poi sparire nei corridoi senza neanche aspettare la risposta.
Quel non dire veramente, quel non fregarsene niente, è uno dei motivi che mi ha fatto tornare a vivere in italì.
Ma di buono c'è che ho scoperto lì in counseling, per quei momenti in cui tutto è troppo, per quando ti dimentichi di essere brava, per quando hai bisogno di un essere umano che davvero ti chieda come stai.
E da allora, ho voluto diventarlo anche io. E lo sono diventata pure.

nonsisamai ha detto...

Energia Creativa: bravissima! Ti stimo molto, è difficile reinventarsi. In Italia anch'io sento tutto un altro calore intorno. E" una cosa che mi manca sempre. Certo, devo ammettere che a volte è anche troppo, troppa curiosità, troppi commenti. Ci vorrebbe una via di mezzo.