domenica 4 agosto 2019

come mi faccio chiamare?

Al corso per nuovi insegnanti ero seduta vicino a una collega di origini indiane dal nome molto lungo e per me difficile. Le ho chiesto di ripeterlo un paio di volte perché ci tengo a impararlo bene. Lei a quel punto gentilmente me lo ha anche scritto in modo fonetico per aiutarmi. Ho avuto la sensazione che non fosse nuova a quel gesto. Pensavo di averlo memorizzato, ma già dopo poche ore non ero più sicurissima di ricordarlo tutto. Eppure so di aver fatto il possibile, è che non assomiglia davvero a nulla che conosco. 
Il mio nome è Emanuela, un nome lungo e pieno di vocali, difficilissimo per gli anglofoni.

Mi ricordo un dentista, una volta, che pensando di farmi una cortesia, si era impuntato a chiamarmi Emanuela tutto intero. Gli avevo spiegato molto chiaramente di non preoccuparsi che nessuno mai mi chiama con il mio nome tutto intero, nemmeno mia madre, ma lui niente. Era imbarazzante, anche perchè nonostante gli sforzi, non ci riusciva a dire il mio nome. Dentista+ nome storpiato: un fastidio che non vi dico, non ci sono più tornata.
Sono consapevole di avere un nome lungo e non mi offendo se viene abbreviato. Qui tutti, ma proprio tutti quelli che mi conoscono, mi chiamano Ema e per me va benissimo, lo sento mio, più mio del nome tutto intero probabilmente. Tutti lo capiscono e lo riescono a pronunciare: va bene. Il problema è che a scuola i bambini dovrebbero chiamarmi per cognome e il mio cognome è Errico, tutto sommato semplice, solo che gli americani non lo sanno dire. Suona qualcosa tipo "Urico" e io lo odio, non mi chiamo così. Quindi adesso, visto che ancora nessuno mi conosce nella nuova scuola, dovrei scegliere come farmi chiamare. Potrei scegliere Ms. Errico, Ms. Johnson o Ms. E. se volessi semplificarmi un bel po' la vita.
La collega indiana dal nome lunghissimo (e non vi dico il cognome poi) ha un'opinione molto netta a riguardo.
Mi ha consigliato di perdere un po' di tempo a farglielo imparare bene all'inizio, ma di farmi chiamare con il mio cognome tutto intero perché altrimenti è un po' come dargli degli scemi.
Dentro di me lo so che ha ragione, solo che i fatti parlano chiaro: non sono scemi, assolutamente, ma non lo sanno dire. Sono quasi 13 anni che vivo in Texas e gli americani, escluse rare eccezioni, non sanno dire nè il mio nome nè il mio cognome, è così. 

Idem per noi italiani: ancora oggi Mr. Johnson, mio marito, non è per niente soddisfatto della mia pronuncia del suo nome di battesimo. Quando viveva in Italia e in Spagna, lo hanno chiamato in qualunque modo, tranne quello giusto. Ci sarebbero delle storie divertentissime a riguardo.
Ora però, non divaghiamo. Sono a un bivio: se uso il mio cognome, di fatto cambierò cognome, diventerò Ms. Urico. Sembra assurdo, ma dovrò probabilmente cominciare (per disperazione) a dirlo male anch'io. Ogni volta che dico le mie belle R arrotate, si mettono tutti a ridere come se scherzassi.
Cosa faccio?
Il nome è importante, ha a che fare con l'identità. 
Avete dei consigli? 

Che esperienze avete avuto con il vostro nome all'estero?

9 commenti:

Bulut ha detto...

Il mio qui lo pronunciano bene perché non sono anglosassoni! :D
Hanno una "r" grosso modo come la nostra.
Hanno un po' di problemi con il mio nome ma va bene lo stesso...

Io ti suggerisco: Ms. E. o Ms. Johnson
sono le due soluzioni che, al tuo posto, mi stresserebbero di meno (perché il mio cognome io non lo saprei mai pronunciare storpiato come lo pronunciano gli anglosassoni)

nonsisamai ha detto...

Altri colleghi mi hanno suggerito la stessa cosa...

La perfezione stanca ha detto...

Propenderei per Ms Johnson. Per quanto mi riguarda io sono solo una persona con un cognome tipicamente del nord nella grande città di Napoli. Ecco, sbagliano sempre l'accento. Ma sempre sempre sempre sempre. Per un pò l'ho detto con l'accento sbagliato per non doverlo ripetere tre volte. Ma non mi piace. Non è il mio nome. Quando ho avuto un compagno ho sempre prenotato con il suo nome. Almeno in qualche modo mi apparteneva.

Giuls ha detto...

"If they can learn to say Tchaikovsky and Michelangelo and Dostoyevsky, they can learn to say Uzoamaka.”, questo è quello che disse la madre dell'attrice Uzo Aduba alla figlia che voleva cambiarsi nome per renderlo più facilmente pronunciabile dagli americani.
Quindi io sarei per perseverare, prima o poi lo pronunceranno giusto.

Unknown ha detto...

il mio compagno sbaglia, dopo 16 anni, a dire il mio nome. mi chiamo anna, non c'e' verso che un greco sappia dire le doppie, mi chiamano ana e mi fa impazzire, ancora. non userei mai il nome di mio marito, comunque, mai. direi il mio, ignorerei gli storpiamentibe e continuerei a pronunciarlo giusto.
anna

Anonimo ha detto...

Considerando che andrai ad insegnare a dei bambini anch'io propenderei sull'istruirli del modo corretto di pronunciare il tuo nome, sarà più facile con loro che con i loro genitori probabilmente, che come adulti hanno una capacità inferiore di assimilare nuovi suoni.
Eviterei il metodo inglese dello spelling ed userei quello italiano della sillabazione, sarà più facile per loro memorizzare brevi suoni per volta.

Asa_Ashel

Slicing Potatoes ha detto...

Oh che post interessante e che mi tocca molto. In generale sono d'accordo con Giuls. Non e' solo una questione di nome, e' una questione di educare questi bambini ad allargare i propri orizzonti. Vogliamo che capiscano che essere americano include i bianchi, i neri, gli asiatici e in primis i nativi, poi pero' rinunciamo al nostro nome perche' troppo difficile da pronunciare per chi e' nato in un mondo "anglo-normativo" (non so se esiste questo termine)? A me si stringe il cuore quando molti cinesi cambiano il loro nome perche' difficile da pronunciare per chi parla inglese. È una resa ad una cultura dominante.
Hai ragione tu: e'una questione di identita' e tu sei Emanuela Errico. Non Ms. E.
Ricordo quando adottammo il nostro primo figlio: decidemmo senza pensarci di tenere il suo nome cinese. Era il suo da due anni e mezzo, lo accompagnava dalla nascita e faceva parte della sua identità. Mia madre mi disse: "Ma vorrai mica che impari a dire un nome così?! Dagli un nome italiano!". Sì, ti sbatti ed impari il suo nome, è il minimo che tu possa fare.
Personalmente, abituata a sentire il mio nome storpiato sia in inglese che in francese, non ho mai pensato a cambiarlo per facilitare la vita ad altri, anche se mi dà fastidio sentirmi chiamare Robertà o Roborda (sic). E quando sento qualcuno riferirsi a una nostra collega dicendo Dr. V. perché Venkateswaran è troppo difficile, penso a quanto il white privilege si manifesti anche in queste piccole cose e sia duro da estirpare.

nonsisamai ha detto...

Che bello tornare dopo qualche giorno e trovare i vostri commenti, grazie!
E' una questione molto delicata quella dei nomi. Non mi sento di farne però una questione politica. A me sembra davvero un fatto personale che dipende dalla sensibilità di ognuno. Io ad esempio preferisco un nome scelto da me pronunciato bene, un nome che mi sento bene addosso, rispetto al mio nome vero storpiato, altri magari preferiscono il contrario. Va bene tutto, c'è solo da fare una scelta. Per esperienza, sono convinta che in un caso come il mio sia impossibile avere tutto. Devo scegliere o rinuncio alla pronuncia corretta o al nome. Oppure, come credo farò, mi divertirò a insegnare un po' il mio nome, ma poi darò anche la possibilità di usare l'iniziale. Il nome di Mr. Johnson l'ho usato per 10 anni e mi ha aiutato molto a 'amalgamarmi' diciamo così, ora sono in un'altra fase della vita, non mi fa paura uscire dal coro.

carlos portillo - podi-. ha detto...

Forse aiuterebbe che tu sapessi scrivere il tuo nome in tal modo che quando venisse pronunciato loro fossero costretti a dirlo come si deve dire.

Faccio un esempio con il mio cognome, che è spagnolo: si scrive PORTILLO. In Italia mi chiamano che io ascolto "portilo" ma dovrei ascoltare la doppia l come in spagnolo. Allora, potre scriverlo - solo per dire "dovete pronunciarlo così" - "portiglio" che detto per un italiano sembrerebbe a come si dice in spagnolo.

Mi sono spiegato??

PODI-.