martedì 27 dicembre 2016

ma come fanno gli infermieri?

Facevo due chiacchiere con un'altra mamma. Si parlava dei malanni dei figli e di quanto si soffra a vederli star male specialmente quando sono piccoli piccoli. 
Mi racconta scherzando che suo figlio non trova molta compassione quando sta male.

- Lavoro in terapia intensiva, vedo gente morire tutti i giorni, non mi commuovo certo per un raffreddore!

Ecco, dovete sapere che da quando sono stata ricoverata in ospedale la prima volta qualche anno fa, ho una venerazione e un'ammirazione sconfinata per gli infermieri. Non ho esperienza in Italia, ma qui fanno turni lunghissimi e sono sempre preparati e precisi oltre che umanamente disponibili a una parola di conforto o anche a tenerti un po' la mano se sei davvero a terra. Sono stata ricoverata quattro volte e non credo di avere mai incontrato un infermiere che non fosse eccellente. Mi sono fatta l'idea che siano esseri umani con un qualcosa in piu'.
Pero' mi sono sempre chiesta come facciano sia loro che i medici a sopportare di vedere tanto dolore ogni giorno e a preservare la propria salute mentale.
Siccome sono curiosa da matti e avevo un'infermiera a portata di mano gliel'ho chiesto, cioe' le ho chiesto se avesse ricevuto anche un qualche supporto psicologico prima di entrare in servizio. 

- No, non ti spiegano niente su come gestire le emozioni, ma io non ho problemi. Certo, non potrei mai lavorare con i bambini perche' loro non hanno vissuto abbastanza e non hanno scelto di essere li', ma se ho davanti una persona di quaranta, cinquanta o sessant'anni, mi dico che in fondo hanno vissuto e se sono li' e' per una loro scelta.

- In che senso? 

- Beh, se avessero avuto uno stile di vita piu' sano o se si fossero curati prima tante volte non sarebbero li'.


Una freddezza. Mi sono venute in mente tutte quelle storie delle infermiere serial killer. Come fai a essere tutti i giorni a contatto non solo con i malati, ma anche con i loro cari e a pensare una cosa simile?
Obietto che tanti qui non vanno dal medico perche' non hanno l'assicurazione e anche se ce l'hanno a volte aspettano il piu' possibile perche' costa comunque moltissimo farsi curare quando si ha qualcosa di serio o si deve essere operati. Noto una piccola luce accendersi nel suo sguardo come se l'idea non l'avesse mai sfiorata. Vorrei dirle, ma come fai a fare un lavoro cosi' dentro a un ospedale senza esserti mai fatta una domanda una sul sistema sanitario? 
Sara' un meccanismo di difesa o semplicemente un grande egoismo e un'immensa mancanza di empatia?
Mi ha detto un'unica cosa che ho trovato interessante.
- La gente non pensa mai alla morte. Non si rendono conto che ogni minuto c'e' qualcuno che muore e quando muore qualcuno che conoscono si disperano. Io invece vedo la morte tutti i giorni. Non e' cosi' terribile, l'importante e' aver vissuto almeno un po'.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Forse è soprattutto abitudine alla sofferenza e alla morte, perché l'essere umano pare sappia abituarsi anche all'inimmaginabile, unita ad una forma di autodifesa che, comunque, si può mettere in atto solo se si ha un carattere adatto. Caratteristiche come quelle da te descritte le ho riscontrate in tutto il personale sanitario che ho incontrato, anche in medici di cui conoscevo il rilevante spessore umano per frequentazione esterna all'ambito di lavoro.
La mancanza di riflessione sul sistema sanitario locale mi pare frutto del fatto che chi vive lì è talmente abituato, da sempre, a quel modo di concepire le cose che ha difficoltà a leggere la situazione in un'ottica differente.
Mi chiedo, però, se il sostegno psicologico che il personale sanitario da, quando lo da, sia frutto di sincera empatia o della recita di un ruolo. Mi consolo pensando che in quei momenti se ne ha tanto bisogno che ci fa bene comunque, qualunque sia la sua origine
Mila

nonsisamai ha detto...

Mila: bella domanda, ma forse e' meglio non farsela. Io sono convinta di aver incontrato delle persone che hanno fatto il possibile per aiutarti nel momento del bisogno, preferisco non approfondire troppo a questo punto.

Anonimo ha detto...

Io sono un medico. Non mi fa paura la morte, mia o di un paziente.
Mi fa paura, e combatto con tutte le mie forze, la sofferenza.

E' ovvio che non riesco nemmeno a pensare alla morte dei miei figli, che è una cosa al di fuori di ogni possibile logica,temo la morte di mio marito, ma alla mia morte non penso con angoscia.
Ho portato avanti i progetti che avevo, i figli ora sono grandi, ce la possono fare anche senza di me e il marito...si per lui sarebbe difficile, ma so che è una persona ricca di risorse!

La sofferenza fisica o psichica è brutta, non ti ci abitui mai e anche quella degli altri te porti sempre dietro.
Poi, quando sei davanti al paziente o ai suoi cari, fai e dici tutto quello che serve con la delicatezza e la professionalità di cui sei capace (e no, non te la insegna nessuno!).
silvia


Brenanca ha detto...

Mi sembra che questa mamma infermiera sia dotata di una certa freddezza, non credo siano tutti cosi. Certo fai l'abitudine a tutto altri enti non sopravvrivresti, in ogni caso ci sono infermieri un po piu sensibili.....ad esempio la frase "penso che sono li se lo meritano" mi sembra di unacattiveria inimmaginabile, anche perche' la maggior parte delle malattie non dipendono dalla persona che ce le ha.
Mi rendo conto che essere se pre a contatto con la morte ti fa diventare piu insensibile
Pero' un minimo di umanita' non guasta......
Credo che gli infermieri (che sono comu que piu a contatto con i pazienti) dovrebbero lavorare a rotazione nei vari settori proprio per evitare che la loro professione dive ti routine

nonsisamai ha detto...

Mi piace quest'idea, però forse è anche giusto che ognuno scelga il settore che può sopportare meglio, non saprei, è un problema complesso...

nonsisamai ha detto...

Che bel commento, grazie di cuore! E grazie anche per il tuo lavoro, i medici sono veri eroi.

Anonimo ha detto...

Mi piace questo post...io ritengo che, come tutte le cose, quando fai un lavoro impari a vedere le cose con freddezza.Altrimenti non vivi.La tua conoscente ha dimestichezza con la sofferenza degli adulti,una ragazza che ho conosciuto al corso di sostegno alla genitorialità è chirurgo pediatrico: ora che è mamma non so come faccia a operare esserini piccoli come il suo, o a vederli morire.Io,da che sono mamma, non riesco a sopportare la sofferenza di nessun bambino, è come fossero tutti miei figli.Ho un paio di conoscenti infermiere: una a 18 ann sveniva alla vista del sangue, oggi è ferrista in sala operartoria, quando ciò che temi diventa professione cambia tutto l'approccio.Ma un'altra ragazza che conosco, quando fece l'internato in geriatria, all'età di 22 anni, ebbe una forte crisi depressiva , per la morte di tanti pazienti.Poi, probabilmente, ha imparato a "distaccarsi" dal dolore.Io, 'per fortuna, sono stata solo due volte in ospedale, per problemi lievi.Ho trovato tutti i tipi di infermieri medici, quelli empatici e quelli a sensibilità zero.Ricordo che la mia compagna di stanza era una mia coetanea rumena, a letto con un femore rotto, e trauma cranico (incidente in macchina , guidava lei, forse ubriaca), ecco , qualcuno le ha fatto notare che in Romania non sarebbe stata curata altrettanto bene, e a volte ,quando chiedeva antidolorifici la trattavano come se avesse il raffreddore.Io rimasi male al tempo, ora la penso diversamente.So di un altro conoscente, in ospedale dopo un incidente con la moto (forse ubriaco pure lui), trattato malissimo dai radiologi perchè "te lo sei andato a cercare e hai pure due figlie piccole". Forse è egoistico... ma forse no: vedi tanta sofferenza in chi ha malattie gravissime,e non può farci nulla, e poi giovani che hanno salute,figli e famiglia rischiano tutto per uno sfizio .E non si rendono conto della fortuna che hanno.E riempiono le sale del pronto soccorso "togliendo " tempo e cure a chi invece non si è cercato proprio nulla e suo malgrado è in fin di vita.
Ci penserò anche io ;-)
saluti, simona

Nonsisamai ha detto...

Ciao Simona, i casi sono tanti, ma secondo me i medici e gli infermieri dovrebbero curare e basta. Tutti soffrono e devono essere aiutati. Se arriva un rapinatore ferito cosa fai? Lo lasci in attesa e fai passare le persone oneste? È meglio che pensino solo a salvare vite, l'ospedale non è un tribunale morale. Io la penso così, grazie per il commento!