martedì 18 febbraio 2014

di tigri, elicotteri e anche di droni e mongolfiere. di mamme insomma

Qualche settimana fa chiaccherando con mia sorella, le confidavo che piu’ conosco genitori e piu’ in un certo senso mi spavento. So che il mio lavoro di madre diventera’ sempre piu’ difficile, cosi’ cerco affannosamente modelli, ma trovo un sacco di persone che non fanno altro che preoccuparsi come faccio io, e com’e’ giusto che sia d’altronde, ma per cose che qualche volta non capisco o non condivido.
L’aspetto fisico ad esempio. Non l’avrei detto, ma questa e’ una cosa piuttosto comune. C’e’ chi mi racconta che sta cercando di mettere a dieta il figlio di nascosto perche’ ha scoperto che ha nientemeno che della ciccia intorno ai fianchi. Potrei anche capirlo, ma se lui non se ne lamenta e non e’ nemmeno visibile ad occhio nudo questa cosiddetta ciccia, come puo’ essere un problema? C’e’ chi ha paura che la figlia resti bassa e ne parla con frequenza. A me da piccola non sono mai state fatte pressioni sul mio aspetto fisico perche’ semplicemente non era una cosa importante nella mia famiglia o per lo meno questo e’ il messaggio che mi e’ arrivato. In una casa di donne ci si consultava ogni giorno sull’abbigliamento, ma senza fare commenti sui difetti di ognuna. Non che questo sia il caso, ma sono convinta che non mi avrebbe giovato sapere che mia madre mi trovava bassa e soprattutto che viveva questa cosa come un qualche tipo di limitazione per il mio futuro. Difatti, sono bassa e ho avuto una vita normale, fidanzati di solito molto piu’ alti di me, per dire…il mondo e’ bello anche da quaggiu’, fossero queste le disgrazie. 
Un altro punto cruciale sono le aspirazioni. Personalmente, sono sempre stata libera di seguire le mie. Ho scelto gli sport che volevo provare, il percorso di studi, i libri che volevo leggere, le amicizie. E questo anche quando chiaramente rischiavo di andare incontro a qualche fallimento. Sottolineare i successi dei figli, le abilita’, i risultati grandi o piccoli, incoraggiarli sempre… pensavo fosse la norma. Invece ora vedo una quantita’ smisurata di mamme tigre, quelle che citano il famoso libro a memoria, quelle che vogliono avere tutto sotto controllo. Quelle che accompagnano il figlio a scuola e poi rimangono li’ e sgomitano per rendersi utili, fanno a gara a volte anche solo per fare due fotocopie. Quelle per dire che il figlio arriva tutto orgoglioso per aver vinto il secondo posto e rispondono su, non ci rimanere male, la prossima volta andra’ meglio schiudendogli davanti tutto un mondo di insicurezze che sarebbero arrivate lo stesso, e’ chiaro, ma che fino a quel momento non avrebbero potuto essere piu’ lontane da lui. E le pressioni cominciano prestissimo. C’e’ questa conoscente che pretendeva che il figlio di un anno e mezzo fosse completamente in grado di usare il bagno, doveva essere il primo, e c’e’ anche piu’ o meno riuscita, peccato che per non deludere la mamma, abbia cominciato a trattenere sistematicamente i suoi bisogni per giorni fino al punto di sviluppare un disturbo cronico. Spesso non ci rendiamo nemmeno conto di quanto profondamente i nostri figli siano in grado di interiorizzare le nostre emozioni e i nostri giudizi, perfino al punto di ammalarsi, come in questo caso.
Vedo bambini impegnatissimi gia’ a partire dai due anni o prima. Alle elementari, fanno due o tre o quattro attivita’ pomeridiane a testa. Conosco diverse madri che non si cercano un lavoro perche’ altrimenti dovrebbero assumere qualcuno che porti i figli da una lezione all’altra. E poi in tanti casi non e’ che i bambini vengano accompagnati e basta: i genitori seguono e studiano le lezioni cosi’ possono poi aiutarli a esercitarsi a casa.
L’altro giorno una mia amica mi fa: “le maestre non si rendono conto che i compiti in realta’ li danno ai genitori”.
Caspita. I compiti io li ho sempre fatti da sola. Era una mia responsabilita’. Piu’ di una volta mi sono ridotta a finirli l’ultima sera prima delle vacanze e non ho mai avuto nessuno che si sedesse con me fino a mezzanotte. Anzi, mi nascondevo perche’ sapevo di non aver fatto il mio dovere.
D’altra parte, le aspettative sociali nei confronti di genitori e figli sono completamente cambiate. Se una volta una mamma presente era quella che andava a colloquio con gli insegnanti senza essere convocata, adesso una mamma presente e’ quella che fa i salti mortali. A una mia amica, i boy scout hanno chiesto di preparare ottanta cup cake: se si fa una richiesta del genere significa che non ci si trova nulla di esagerato. Basta dare un’occhiata a internet. Sembra che tutte le mamme organizzino mille attivita’ elaboratissime per intrattenere i figli e se tu non fai altrettanto quasi non ti senti a posto con la coscienza o almeno questo e’ quello che mi raccontano molte amiche perche’ io non sono assolutamente un caso tipico in questo senso. Intrattengo bambini per lavoro da piu’ di dieci anni e ora che ne ho uno a casa non mi sembra vero di poter fare tante di quelle cose che ho sempre fatto con lui. Voglio dire, sono proprio una che anche per deformazione professionale, si diverte come una pazza a costruire, colorare, pasticciare, ma certi giorni non mi va, non va nemmeno a me che ci sono portata, mi immagino come possano sentirsi persone con altri interessi e gusti. Certi giorni, anch’io, ho bisogno che lui giochi per conto suo e che io possa concentrarmi un po’ su me stessa, sui miei pensieri, sulle mie di attivita’ e in quei giorni, per ora, facciamo etrambi molta fatica perche’ e’ complicato dare e poi togliere, ma la vita e’ fatta cosi’, non puo’ essere sempre un giro di giostra, conviene abituarcisi.
Del resto, facciamo i figli sempre piu’ tardi, studiamo e ci divertiamo, ci scateniamo prima perche’ poi in un certo senso, la nostra vita si fermera’ o cosi’ ci porta a credere la societa’.
Dormi ora perche’ poi…Divertiti ora perche’ poi…
Non sara’ quasi piu’ nemmeno nostra la nostra vita. Tutto ruotera’ intorno a lui o lei per anni e anni, per sempre forse ed e’ vero, lo vedo.
Leggevo che la famosa sindrome del nido vuoto oramai e’ un po’ una legenda e che quando i figli escono di casa, in realta’ le madri sentono piu’ che altro un senso di sollievo.
Ma deve proprio essere cosi’? Non si puo’ trovare un modo di vivere tutti insieme in armonia ma nella propria individualita’?
Ci ho pensato e ripensato e se proprio devo scegliere un modello, scelgo quello piu’ simile a quello dei miei stessi genitori. Non voglio essere una di quelle che qui vengono chiamate mamme elicottero, cioe’ un po’ si’, ma senza esagerare. Voglio sforzarmi anche di dare spazio, di non soffocare, di dare modo di provare tutto, anche l’indipendenza, la noia, la solitudine. Un drone che segue da lontano piu’ che un elicottero che ti ronza costantemente sulla testa, perfino una mongolfiera via, almeno non fa baccano e non corre, ecco una mamma mongolfiera mi si addice di piu’.
Che c’e’ di sbagliato nella noia ad esempio? La maestra di kindergarten mi critico’ per aver fatto vedere ai bambini un cortometraggio muto di trenta minuti. Non sono abituati a non essere intrattenuti cosi’ a lungo, disse. Ma facciamoli abituare allora! Abituarsi a chiudere gli occhi e ascoltare la musica o a farsi trasportare dalla poesia delle immagini di un vecchio film, guardare fuori dal finestrino, usare l’immaginazione. Ci sono mometi nella vita in cui te la cavi molto meglio se hai acquisito questo tipo di competenze.
Ho osservato, ho letto, ho fatto domande e solo ora mi rendo conto che forse tutto quello che mi serviva, l’ho sempre avuto li’ a portata di mano. Il mio modello e’ un genitore che sai che c’e’ quando ne hai bisogno, che non si scandalizza mai, nemmeno di fronte alle domande piu’ imbarazzanti e che risponde a tutto senza mentire. Quello il cui amore incondizionato non ti sogneresti mai di mettere in dubbio, nemmeno quando hai quindici anni e gli urli in faccia che lo odi e sbatti la porta, ma che non mette il figlio necessariamente su un piedistallo. Un genitore fantasioso e divertente, ma anche spesso… un genitore nell’altra stanza perche’ anche lui ha una sua vita come ce l’aveva prima di diventare genitore ed e’ giusto cosi’ e il figlio lo capisce.

4 commenti:

archalisa ha detto...

Bentornata... grazie del post, ci sto riflettendo...

ciacco29 ha detto...

Hai fatto un rientro in grande stile a quanto vedo :D
Che dire?
Una delle molte cose belle che ho ricevuto dai miei genitori è la libertà di essere ciò che sono, bella con i miei difetti, intelligente con le mie pecche e la mia stupidità, capace di trovare il bandolo nelle mie insicurezze e di accettarle come parte dell'esistenza di ciascuno e, certo, della mia.
Questo è quello che vorrei trasmettere ai miei bimbi.
Insieme alla consapevolezza che potrò non essere d'accordo con loro, ma li amerò sempre e ci sarò sempre.
Non mi importa siano campioni, i migliori della scuola, i più popolari o non so cosa, mi importa che siano loro stessi.
Niente elicottero per loro e anche poco paracadute: a cadere e rialzarsi si impara da piccoli quando il salto non è troppo alto

Luciano ha detto...

E tre... Bentornataaaa
E grazie per aver condiviso queste riflessioni così belle. Sono tante e tanto importanti che meritano una risposta puntuale.
Per prima cosa vorrei suggerirti un utensile utilissimo per cercare un modello di genitore da seguire. Immagino che tu possieda alcuni esemplari di questo utensile in vari punti della casa, o anche in versione portatile, in borsetta, in auto ecc. Si chiama specchio.
I modelli possono fornire un aiutino, ma tuo figlio è diverso dai figli degli altri, anche dai figli dei tuoi genitori, capire se le scelte che fai vanno bene non è un ragionamento astratto e generico, ciò che va bene per lui lo puoi scoprire solo osservando, ascoltando. Alcuni comportamenti potrai capirli solo tu perché saranno le cose in cui ti assomiglia (a me succede così, poi spiego alla mamma questi comportamenti).
Per l'aspetto fisico: un conto è stare attenti a non esagerare con dolci e grassi, mi sembra una preoccupazione legittima, molti bimbi sono a rischio obesità da piccoli, un altro è pensare che il proprio figlio debba seguire dei canoni estetici. Che problema c'è a essere bassi, e cosa mai si potrebbe fare?
Le mamme tigre, mi danno l'impressione di persone complessate che rovinano la vita ai figli. Ho imparato col tempo, crescendo, a non correre dietro alle persone sempre impegnate. Se scelgo di relazionarmi con una persona, è probabilmente una persona no-schedule. Quelli sempre impegnati che devono organizzare tutto e non hanno mai tempo per le persone li lascio ai loro impegni. Queste mamme insegnano ai figli l'infame pratica dello schedule da piccoli. Anche in Italia succede, ne sono stato abbastanza vittima e posso dire che è una pessima cosa. E fare tante attività non mi è assolutamente servito a trovare lavoro con maggiore facilità come pensavano i miei genitori.
Questa storia della competizione, poi, che seccatura. Sarà che proprio io non seguo nemmeno lo sport, ma a me le competizioni non piacciono.
Queste mamme competono tra di loro usando i figli, grave maltrattamento, e non insegnano loro a saper perdere. Fanno i compiti al posto loro per non rischiare che imparino sulla loro pelle brutti voti e bocciature.
Da capo scout ho sempre apprezzato l'aiuto dei genitori, ma non ho mai chiesto né preteso nulla. Lo scoutismo educa a essere autonomi, non a far fare le cose ai genitori.
C'è un nome per questo modo di educare i figli: si chiama iperprotettività. Ne so ben più di qualcosa, non ha nulla di buono, tra l'altro è anche difficile da riconoscere perché viene scambiata per amore materno/paterno.

Zion ha detto...

Questo diventa subito il mio post preferito di sempre.
Bentornata finché ti va!