venerdì 20 settembre 2013

quelli che rimangono su

Torno a casa dopo un’altra meravigliosa giornata passata con i miei bambini a scuola e mi ritrovo a leggere una lettera che mi ha girato la mia preside. L’ha scritta la madre di una bambina uccisa nella scuola elementare di Sandy Hook e credo sia indirizzata in generale a tutti gli insegnanti che hanno appena iniziato il nuovo anno scolastico. Non ho il tempo di tradurvela purtroppo, ma se potete leggetela, e’ davvero un messaggio potente e, a sorpresa, considerate le circostanze, piuttosto incoraggiante e positivo direi. Mi fa pensare che quello che non dovremmo davvero dimenticare in realta’ non e’ quella strage orribile e senza senso, ma quello che un insegnante deve cercare di essere per i suoi studenti, quanto e’ importante il suo ruolo e quanta differenza puo’ fare nella vita di una giovane persona, specialmente una in difficolta’.

Per qualche motivo, l’ho associata subito a un’intervista che ho visto la settimana scorsa per caso e a cui ho pensato spesso in questi giorni. Giovanni Floris parlava con Domenico Quirico, quel giornalista de La Stampa che era stato appena rilasciato dopo essere stato vittima di un lungo sequestro in Siria. Sembrava quasi che l’intervistatore andasse di fretta, come se fosse ansioso di tornare a occuparsi dei guai giudiziari di Berlusconi e tutta quella nuvola di aria fritta che domina la vita pubblica italiana in questo periodo, ma l’intervistato e’ comunque riuscito a dire qualcosa di significativo e con un’intensita’ a cui forse nessuno veramente era preparato in un contesto simile.

Quando gli e’ stato chiesto cosa provasse nei confronti dei suoi rapitori, ha risposto che la via piu’ facile sarebbe quella dell’odio per chi ha rubato a lui e alla sua famiglia ben cinque mesi di vita (ci pensate? cinque mesi in quelle condizioni sono un’eternita’…), ma che lui, anche se non ha ancora ben chiaro come, e’ determinato a non cedere a questo sentimento. Gia’, ma perche’? La sua spiegazione e’ semplicissima e inappuntabile e mi convince perche’ non fa appello ai cosiddetti buoni sentimenti tanto per dire qualcosa di costruttivo a tutti i costi, ma a quello che e’ buono e utile per se’, quindi puo’ spronare davvero tutti.

Diceva che se avesse cominciato a odiare, sarebbe diventato un uomo peggiore di quello era prima del rapimento e cosi’ avrebbe pagato doppiamente il prezzo della violenza subita. L’unico modo per riavere indietro quel tempo di dolore secondo lui e’ fare in modo che sia servito a qualcosa, che lo abbia arricchito come individuo.

Ecco, sono queste le persone che ammiro in maniera sconfinata, quelle che malgrado tutto non smettono di cercare il bene per se stesse e di riflesso, fanno tantissimo anche per quelli che gli vivono intorno.

7 commenti:

Luciano ha detto...

Sono riuscito a leggere questa lettera quasi piangendo e con fatica fino in fondo. Questa signora è una persona eccezionale, qualsiasi parola possa tentare io di aggiungere sarà di una banalità totale

Anonimo ha detto...

Ci sono persone che non si possono che ammirare per come affrontano la vita.
Mi sforzo, per quanto posso, di imitarle ogni giorno, ripetendomi sempre una cosa che mi diceva mia nonna: "la felicità, la forza, la serenità non arriveranno mai da fuori, dipendono solo da te"
ciacco

framant ha detto...

Non ho letto la lettera, non ancora, perchè non sono in condizioni per poterlo fare, ma trovo giusta la tua osservazione "le persone che ammiro in maniera sconfinata,che malgrado tutto non smettono di cercare il bene per se stesse e di riflesso, fanno tantissimo anche per quelli che gli vivono intorno".
Peccato che alla fine, non ti basta più neanche questo, perchè ti accorgi che il bene regalato è andato perduto, e il vuoto che lascia il senso di indifferenza di chi riceve il tuo bene, ti spinge a volte a ritornare sui tuoi passi e sulle tue convinzioni. Bella comunque la tua riflessione.

nonsisamai ha detto...

framant: magari non e' indifferenza, magari e' solo che a volte le cose importanti ci vuole un po' di tempo per digerirle. no, non sono d'accordo. il bene regalato torna indietro, non va perduto. abbi pazienza. un abbraccio

elle ha detto...

Io questa la chiamo fede, o qualcosa che si avvicina ad una Verità che ancora non conosco in prima persona ma che riconosco ogni volta leggo o sento di storie simili.
Grazie per i link.

Anonimo ha detto...

Grazie per aver condiviso questa magnifica testimonianza. Ho i brividi se penso a cosa deve sopportare questa madre, eppure ha così tanta forza e così tanto amore da scrivere questa lettera...
Claudia

Unknown ha detto...

@_@