lunedì 5 agosto 2013

la societa’ italiana

La prima cosa che ho notato tornando in Italia e’ quanto sia diversa in generale la societa’ rispetto a qui, e’ una cosa che balza agli occhi ovviamente, ma per andare un po’ piu’ a fondo bisogna indagare, chiaccherare con gli sconosciuti, ascoltare. Qualcuno mi ha preso in giro perche’ ho dato corda un po’ a tutti, anche a una vecchina che si e’ seduta accanto a me a mangiare il gelato. E’ che mi interessava proprio parlarci, era cosi’ bella lei.

Quasi tutte le mattine prendevo la bici e portavo il piccolo Joe o in biblioteca o al parco e li’ ho conosciuto un sacco di anziani. Questa e’ una cosa che mi ha colpito tantissimo e che quando vivevo in Italia non vedevo perche’ non avevo figli, il ruolo fondamentale dei nonni. In Italia i bambini stanno con i nonni, e’ una cosa normale, qui no. Non vedo mai nonni in giro e se vedo qualche nonna e’ sempre con la figlia, voglio dire non sono il tipo di nonni che prendono piena responsabilita’, sono i nonni del ‘andiamo che ti compro un regalo’. Infatti, il piccolo Joe si ritrova con una nonna cosi’, che gli vuole un bene immenso, certo, ma che non ha idea di cosa fare con lui e un’altra che fa sentire la sua mamma come una specie di sorella maggiore da quanto e’ chioccia, chissa’ che idea si sta facendo lui. Sono due impostazioni completamente diverse e forse alla lunga avrei dei problemi anche con quella italiana, ma sono estremamente felice che lui abbia avuto la possibilita’ quest’estate di immergersi in questa sorta di amore totale, quello che da bambino dai per scontato che sia li’, quello che nessuno guarda l’orologio, anzi casomai si dispiace se vai via un attimo. Quella roba li’, qua non esiste o almeno in tutti questi anni non l’ho mai vista, sono tutti troppo impegnati con il loro odiosissimo ‘schedule’, anche i nonni.

I nonni italiani mi raccontavano piu’ o meno tutti la stessa storia. Un solo nipote che i figli hanno avuto di solito tardi, dai trentacinque in su, e loro che sostituiscono l’asilo, piu’ di uno che si e’ perfino trasferito da un’altra citta’ in eta’ molto avanzata solo per dare una mano. La famiglia e’ proprio un concetto diverso in Italia, forse anche un po’ soffocante, ma sempre presente, qui invece ognuno fa per se’ e non e’ solo perche’ ci si muove molto per lavoro. Ho degli amici, ad esempio, che a diciott’anni sono stati mandati via da casa perche’ secondo i genitori erano stati accuditi a sufficienza e oramai erano diventati grandi. Uno e’ finito per strada e la madre e’ dovuta volare dall’altra parte del paese per riprenderselo. Non e’ comunissimo, ma succede, non ho visto nessuno stupirsi piu’ di tanto. Se penso a com’ero io a diciott’anni, altro che adulta, chissa’ cosa mi sarebbe successo. Ho apprezzato il fatto che in Italia ci sia un vero sistema di supporto intorno alle persone, che l’interferenza nella vita dei cari sia costante in tempi buoni e meno buoni.

All’inizio ho avuto l’impressione che il paese fosse in condizioni molto migliori rispetto a quello che avevo percepito dai mezzi di comunicazione (ero pronta veramente al peggio…), poi in effetti ho realizzato che non solo mi trovavo in una grande citta’, quella in cui ancora c’e’ chi va a cercar lavoro, ma anche che tutte le persone della mia eta’ che se la cavavano meglio, avevano avuto una casa in regalo. Non c’e’ quasi nessuno che ce la faccia completamente con le sue forze e questo e’ tragico. Mia cugina che era venuta a Milano dalla Puglia a cercare un futuro migliore, ha gettato la spugna. Lascia un bel contratto a tempo indeterminato da ottocento euro scarsi e se ne torna in Salento, dove si sta bene e la vita ha ancora un costo accettabile.

A dire la verita’, ho pensato spesso che pero’ la colpa di tutto questo e’ anche molto delle persone, dell’atteggiamento dei singoli cittadini. La politica certo e’ quello che e’, ma sembra che in Italia sia un po’ saltato il patto sociale minimo fra le persone, la buona educazione, il sorriso, il rispetto degli altri, per dire. Mi e’ capitato di suggerire gentilmente a un tale che scorrazzava con un enorme dogo argentino libero sulla pista ciclabile di tenerlo al guinzaglio e sono stata praticamente minacciata. “Io  a quelli come te non li farei parlare”, detto a una mamma con un bambino, ma che gente c’e’ in giro? E non e’ stato l’unico episodio. Vai a Venezia, esci dalla stazione e come sempre hai un momento di pura esaltazione, che luogo magico, che bellezza, le solite cose. Chiedi un’informazione a un passante e ti risponde malissimo. Roba che pensi, si’ ci sono tanti turisti e possono anche essere molesti talvolta, ma voi non ve la meritate mica una citta’ cosi’. In qualche modo il cittadino maleducato o il gondoliere che sta al cellulare mentre lvora ci rappresentano nel mondo tanto quanto i nostri politici. Guarda caso, tutti gli stranieri che vanno in Italia partono raccontandoti la bellezza infinita di quello che hanno visto e finiscono immancabilmente con un episodio di questo tipo o peggiore.

Quando in Italia cammini in un quartiere che non e’ il tuo, la gente ti guarda con diffidenza. Poi magari diventa tua amica in cinque minuti, ma all’inizio ti guarda proprio di traverso. Quando cammini in un quartiere nuovo qui, invece, tutti ti sorridono e ti salutano. Poi magari vivrai in quel quartiere dieci anni e arriverai a scoprire al massimo il loro nome, ma partono da un pregiudizio positivo nei tuoi confronti. Mi viene da pensare che in Italia tante volte c’e’ il meglio, ma ci si aspetta sempre il peggio. E si parla sempre del peggio. I problemi e le lamentele di ognuno sono i problemi e le lamentele di tutti, costantemente, e non si vive bene cosi’, si respira davvero troppa negativita’. Non ho mai sentito as esempio un messicano lamentarsi cosi’, eppure di problemi gravi da quelle parti ce ne sono molti di piu’.

C’e’ stato un momento che mi ha in qualche modo segnato in questo periodo in Italia. Stavo raccontando a un vecchio amico quanto fossi felice di essere tornata e quanto mi fosse mancato tutto e lui dopo avermi fatto andare avanti un po’ mi ha fermato e mi ha detto con una serieta’ che non gli avevo mai visto:

- A me spiace che tu sia lontano e che non ci possiamo vedere spesso e che ti manchi casa, ma ti dico la verita’, io sono felice che tu sia la’. Qua manca il lavoro e non solo quello, manca la speranza e una societa’ senza la speranza non va da nessuna parte.

Tante persone si sentono come lui, l’ho visto bene. Tanti quelli che non se la sentono di fare un figlio perche’ non saprebbero come mantenerlo, una violenza orribile che la societa’ sta facendo a quelli della mia generazione, eppure ho incontrato anche tanta speranza e la fantasia per inventarselo il futuro e il lavoro. Ho parlato con tante persone della mia eta’ che si stanno davvero dando da fare e se ti dicono che hanno una grande idea significa che si stanno davvero adoperando per realizzarla, che magari stanno spendendo anche i pochi soldi che hanno messo da parte per almeno provare a costruirsi un futuro migliore. Qui invece si sta bene in generale, non mi pare che la gente comune stia sveglia la notte a pensare a nuovi prodotti o servizi da introdurre sul mercato. Probabilmente e’ anche cosi’ che nasce il famoso ‘made in Italy’.

Insomma, le impressioni sono piu’ o meno queste e anche tante altre. E’ stato un viaggio importante sotto tutti i punti di vista.      

11 commenti:

Valentina VK ha detto...

pur abitando solo in europa,mi ritrovo inquasi tutte le tue osservazioni e deduzioni...quando arrivo giu' da varsavia la differenza maggiore e' proprio che qua in polonia c e ancora molto da fare ma tutti lavorano sodo con ottimismo,pensando che ora stanno meglio di dieci anni f e tra dieci anni staranno meglio di ora, giu ' chi lavora sodo lo fa col cuore in mano ma la paura che non basti...

Speranza ha detto...

Sono felice per quello che hai scritto. Sui nonni e le mamme italiane ha scritto anche the queen father e ne sono venute bene anche lì. Secondo me supereremo la crisi perché siamo arrivati al punto che hai descritto tu: molti non dormono la notte e si stanno dando da fare e fra qualche tempo, spero non molto, verranno fuori delle belle iniziative mady in italy. Abbiamo toccato il fondo e si studia per risalire.

ero Lucy ha detto...

Quante cose! Pero' ecco, rispetto alle famiglie non sono d'accordissimo. Qui la cultura vede I figli lasciare il nido presto, tutti, e lo dico a ragion veduta perche' anche nel paese di mia madre e' cosi' ed e' strano il contrario. Si prende la patente a 16 anni e poi ci si trasferisce magari per il college. Da noi non e' cosi' e chi esce presto di casa e' perche' "non ha una famiglia alle spalle".
Ma questo enorme paese e' talmente vasto che qui a Miami la normalita' e' avere I nonni che vivono in casa e crescono I nipoti. Qui c'e' una cultura latina preponderante similissima a quella italiana. E I figli sono ugualmente iperprotetti.

nonsisamai ha detto...

lucy: immagino che gli emigranti anche non di prima generazione cerchino di conservare le proprie abitudini. lo vedo qui con i messicani che stanno sempre tutti insieme. Ma io mi riferivo agli americani 'tipici', quelli che non sanno nemmeno piu' bene da dove venissero i loro bisnonni.

Luciano ha detto...

Cara, carissima Nonsisamai
È con tanta, tanta amarezza che leggo di quel che scrivi sui giovani che cercano di inventarsi un lavoro. Spero solo che siano più bravi di me. Io ci ho provato a inventarmi un lavoro che avrebbe portato alla mia terra un servizio che mancava. Sono stato ostacolato da tutte le parti. Ho lottato per 16 anni. Ho perso. E ho ricominciato, con un altro lavoro, riqualificandomi da grande. E continuo a lottare in ambienti in cui non è premiante essere qualificati, ma disonesti. Mi sono arreso, sto lavorando e studiando per lasciare l'Italia e andare dove possa convenire a me.
E mi permetto di parlare e agire così perché prima ho messo tutto il mio impegno per migliorare la mia terra. Ma ho scoperto anche quanta gente non vuole assolutamente che cambi nulla e quanto impegno ci mette nell'ostacolare chi ci prova. Così come il maleducato che ti ha maltrattato sulla ciclabile.

Luciano ha detto...
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nonsisamai ha detto...

caro luciano, mi spiace molto quello che ti e' successo. probabilmente sono cose che non capisci se non ci vai a sbattere la testa in prima persona. ho parlato con tante persone e sono rimasta senza parole soprattutto sentendo di una persona della mia eta' che guadagna pochissimo e che sta investendo tutti i suoi risparmi, tutti tutti, nella sua idea, un'idea molto originale fra l'altro. spero tanto che le vada bene perche' non oso immaginare la delusione in caso contrario. a me ha fatto venire voglia di provare anch'io a seguire le mie idee, chissa' se lo faro'.

Unknown ha detto...

Ha detto proprio bene il tuo amico, in Italia manca la speranza!
Basta pensare al dopoguerra, paese distrutto, inflazione, morte.
Però c'era la consapevolezza della ripresa, che se ti rimboccavi le maniche saresti arrivato ovunque, c'era praticamente un mondo davanti.
Oggi non è più così "facile", le aziende chiudono, i prezzi salgono, lo stato riesce solo ad aumentare le tasse, vuoi metterti in proprio? SCORDATELO! Ti fanno chiudere dopo 2 mesi solo con le tasse e le multe.
Il cittadino medio è quello più bersagliato, ormai non conviene più nemmeno avere casa!
E non sognarti di affittare perchè tanto non ti pagano e ci vuole più di un anno per far sloggiare la gente (però le tasse le devi pagare comunque!) e alla fine devi pure spendere per ripristinare i danni!
E non parliamo dell'eccessivo buonismo sociale, ormai stiamo facendo venire di tutto in questo paese e c'è da avere paura anche ad uscire di giorno ormai! Per questo la gente non dà più confidenza, si pensa sempre che qualcuno ci voglia fregare!
Povera Italia

Guarda, beata te che sei in Usa, certo non sarà tutto rosa e fiori ma qua è solo MERDA!

Anonimo ha detto...

anche io ho notato che qui in Italia manca la cosa principale...la speranza. Siamo assuefatti al peggio e ho quasi paura che la nostra generazione abbia perso quel piglio che è tutto italiano del sapersela comunque cavare. Riguardo ai nonni sono preziosi, io ho lasciato (a malincuore) il mio lavoro perché non volevo gravare troppo sui nonni...non ci sono molte alternative da noi per crescere i figli.

LordRevan ha detto...

Penso che la speranza ci sia da noi, ma che la classe dirigente stia scendendo il paese a terzi. Non esiste una reale democrazia diretta il che porta ad andare a votare a denti stretti o a non farlo proprio. Credo che ci sia anche tanta rabbia. Senso di impotenza nel voler cambiare la classe dirigente che è la stessa da 50 anni. Quando ti accorgi che ormai funziona la logica inversa, ovvero chi ha qualcosa cerca di mantenere quel poco che ha non cambiando nulla. Un po' come le primavere arabe che hanno portato un fresco vento di integralismo. Per lavoro giro molto gli States ed il livello di degrado sociale e povertà che vedo qui l'ho trovato solo in parti dell' Africa o dell'Asia. Vedo falsa cortesia nei volti di chi ti saluta pro forma. E questo accade nelle zone giuste, quelle carine. Centinaia di senza tetto anche bambini per strada di notte in città come Atlanta, New Orleans, Miami, Dallas. Chiaro non in tutte le aree. La segregazione tra classi sociali è forte. E quando come per me in quelle aree ci capiti per lavoro vedi l'altra società. Quella dei poveri disgraziati. In molte cose siamo diversi dagli americani. Ma credo onestamente che gli americani stiano meglio perché si sono aggiudicati importanti risorse utilizzando la supremazia militare. Sono stato anche in Medio Oriente ed ho visto quello che qui non vedono.

frannie ha detto...

Eh già, ha proprio ragione. Anche io sono felice (per te) che tu sia là e non qua. Quando stavo a Philadelphia era tutta un'altra musica. Difficile sì, ma con un gran sorriso in faccia e il cuore pieno di speranza. Qui...il sorriso a volte mi tocca spalmarmelo in faccia perchè così la gente la smette di tormentarmi.