lunedì 22 aprile 2013

quarant’anni

Questo fine settimana sono stata alla festa che la scuola Flanders ha organizzato per una maestra che va in pensione dopo quarant’anni. E’ stato davvero emozionante. Un po’ perche’ sara’ molto triste non vederla piu’, e’ davvero una di quelle persone che e’ un piacere avere intorno, sempre sorridente e rassicurante nelle piu’ diverse stuazioni. Vecchio stile, ma anche aperta al nuovo, curiosa. Molto timida, ma sicura di se allo stesso tempo, non ce ne sono piu’ tante in giro di donne cosi’. Un po’ perche’ mi sono immedesimata. Mi diceva l’altro giorno che non sa dove se ne siano andati quarant’anni insegnando sempre la stessa classe, ogni anno tutto uguale e tutto diverso.

Non ho mai lavorato in un posto dove qualcuno lavora da quarant’anni ed e’ anche dispiaciuto ad andarsene. E’ una cosa splendida che mi riempie di speranza per il futuro, anche se a volte mi chiedo cosa ci sia oltre questo bellissimo giardino in cui sono capitata. Quello che sto facendo e’ piu’ o meno il lavoro che sognavo di fare, ma a questo punto, non c’e’ piu’ molto da aspettarsi. Voglio dire, il mio lavoro non sara’ mai uguale a se stesso, questo mai per fortuna, ma non ho obiettivi da raggiungere, una posizione migliore a cui aspirare, questo e’. Sto usando tutto il mio potenziale? E se facessimo anche finta di si, lo sto usando nel posto giusto, fra le persone giuste?

A volte penso che quelli che dicono che la felicita’ sta appena un po’ piu’ in la’ della tua comfort zone, non abbiano capito niente. Nella mia comfort zone, che considero essere la mia fantastica classe di arte, ci sto talmente bene, a volte vorrei starci per sempre. Guardavo un documentario sulla felicita’ un po’ di tempo fa e una delle conclusioni a cui arrivava e’ che le persone piu’ felici del mondo sono quelle che riescono quotidianamente a fare esperienza del ‘flow’, che e’ un po’ come farsi trasportare dalla corrente, essere impiegati in un’attivita’ in cui hai la possibilita’ di immergerti completamente, che ti fa dimenticare tutto il resto. Deve essere un’attivita’ complessa, ma non troppo complessa, che riesci a vedere finita in un tempo relativamente breve e che ti da’ soddisfazione. Mi sembrava la descrizione del mio lavoro. Cio’ da cui devo guardarmi forse e’ la curiosita’, la curiosita’ puo’ essere una gran brutta bestia.

Comunque, ieri c’erano tantissimi vecchi alunni, cresciutissimi, e mi sono ricordata che da piccola, quando incontravo i miei vecchi insegnanti, malgrado fossi felicissima di rivederli, non andavo quasi mai a salutarli perche’ avevo sempre paura che non si ricordassero di me. Ora che sono un’insegnante, so che era un timore assolutamente immotivato. A volte faccio finta di non vedere i miei ex studenti, ma e’ solo perche’ li vedo cosi’ cambiati e non so mai che dire. In realta’, mi ricordo perfettamente di tutti, proprio tutti tutti credo. 

2 commenti:

ero Lucy ha detto...

Mi hai fatto venire in mente qualcosa che leggevo ieri, che piu' o meno diceva che la felicita' si raggiunge quando si e' in grado di assecondare le curve della vita. Chi cerca di rimanere ancorato ad abitudini, persone, o si oppone al nuovo, e' un infelice.
Oh, ora ricordo. Era Gramellini su La Stampa, parafrasando il Lentamente muore.
Anche io ricordo quadi tutti I miei ex alunni. Quello che e' strano del lavorare con bimbi ed adolescenti e' che quando li saluti I ricordi si cristallizzano, magari poi li riincontri e dici Oh ma tu eri quello che non si toglieva mai il cappello!, e lui ti guarda con due occhi cosi perche' tanta acqua e' passata sotto I suoi ponti.

nonsisamai ha detto...

mi sa che la sa lunga gramellini...