mercoledì 21 novembre 2012

qui di treni non ce ne sono molti

Andiamo al parco quasi tutti i giorni e li’ succede quasi sempre qualcosa di interessante.

Innanzitutto, mi diverte molto osservare le varie tipologie di genitori. C’e’ una notevole differenza di approccio fra madri e padri, quando si tratta dell’eta’ dei pargoli ad esempio...

- …Un anno…

- Tredici mesi fra due giorni.

Indovinate chi e’ chi.

Oggi sono stata avvicinata da una mezza pazza, tanto per cambiare. O forse non era completamente pazza, forse aveva solo un disperato bisogno di parlare e in fondo puo’ darsi che anch’io avessi un disperato bisogno di ascoltare o almeno non mi e’ dispiaciuto. Mi ha agganciato chiedendomi se il piccolo Joe fosse il mio unico figlio e non sono per niente sicura che abbia ascoltato la risposta. E’ partita a bomba a raccontarmi il suo piu’ grande dubbio esistenziale.

- Ho trentotto anni, ne faccio un altro oppure no?

L’ho lasciata sfogare un po’ e poi le ho detto molto francamente:

- Senti, sono una completa sconosciuta, e’ la prima volta che parliamo e non so nulla di te, ma se stiamo avendo questa conversazione, ci sara’ un motivo, no?

- […] Se lo raccontassi a mia madre penserebbe che sono pazza a volerne un altro…

Strano come spesso si finisca per aprirsi meglio con degli estranei che con le persone piu’ care, e’ successo anche a me diverse volte, specialmente in treno. Qui di treni non ce ne sono molti.

Le chiedo come si trovi con il figlio che gia’ ha visto che non e’ semplice eventualmente averne due piccoli insieme. Mi risponde:

- Ah, lui e’ un mostro!

- Come?

- E’ un mostro, e’ orribile, e’ un bambino fuori controllo. Non mi fraintendere, lo amo da morire, ma e’ orribile, e’ proprio un mostro.

Mi ha fatto molto ridere il modo in cui lo ha detto. Pero’ in effetti, a me non e’ mai venuta in mente una battuta del genere sul piccolo Joe, mai, nemmeno fra me e me nei momenti peggiori. E’ che lui deve essere proprio un ragazzino simpatico, immagino. Proprio oggi pensavo che prima di conoscerlo, ero convinta che fosse noiosissimo passare una giornata con un bambino della sua eta’, lui invece per me e’ interessante, e’ cool.

Mentre l’ascoltavo pensavo tante cose e dicevo poco. Da un lato mi infastidiva e dall’altro quasi mi affascinava questo suo dare tutto per scontato, questa sua arroganza inconsapevole nel ritenere che si trattasse semplicemente di una sua scelta.

- Se lo faccio, lo faccio fra due mesi, non di piu’.

Con il mio solito fatalismo, ho pensato che magari, non fosse un caso che stesse importunando proprio me, che forse avrei dovuto darle un nuovo spunto di riflessione. Chissa’ magari ero io quello sconosciuto che incontri un giorno per caso e che ti cambia la vita. Va bene, la smetto.

Ad ogni modo, le ho detto una sola cosa, ma con il cuore E’ una cosa che ho fatto fatica, ma che mi e’ capitato di dire in passato a diverse amiche mie coetanee quando mi hanno confessato cose come ‘adesso, va bene cosi’, magari fra un paio d’anni faccio un figlio’. E’ una cosa che, non e’ cosi’ scontata come sembra e che mi sarebbe piaciuto che qualcuno avesse detto a me verso i ventisette anni.

- I bambini non arrivano a comando e anche quando arrivano presto non dobbiamo mai dimenticare quanto sia un privilegio pazzesco e una fortuna che siano arrivati. Insomma chiarisciti le idee e se e’ questo quello che vuoi, non aspettare.

A quel punto mi e’ sembrato quasi che per un secondo le sia balenato qualcosa di nuovo nella testa. Poi ha detto:

- Gia’, ti raccomando senza dubbio di avere un altro figlio.

O almeno cosi’ ho tradotto io letteralmente nella mia testa (‘Yeah, I definitely recommend you to have another child’). Ma allora…avevo appena fatto un bel discorsetto a me stessa? Di chi stavamo parlando?

Poi ha detto ‘ciao, e’ stato bello parlare con te’ e se n’e’ andata con il mostro.

5 commenti:

Elisen ha detto...

ma quanta gente matta c'e' nel mondo...e non solo nel tango :)

Anonimo ha detto...

Credo che le persone a volte abbiano bisogno di tirare fuori ciò che hanno dentro e le tormenta.
IN questo caso non è importante chi ascolta, ciò che conta è il dialogo interiore che, solo così, riescono ad intavolare, con la rassicurante presenza di un orecchio "irrilevante", un orecchio cioè che ascolta ed il cui proprietario può anche esprimere un'opinione, ma sarà sempre l'opinione di un estraneo. Non della mamma i cui giudizi a quanto pare sono pesanti e tranchant.
Quanto all'arroganza inconsapevole....non so, sinceramente non ho mai conosciuto una donna che volesse un figlio e prendesse in considerazione "sul serio" il fatto di poter avere difficoltà, prima che le capitasse davvero. Più che arroganza credo sia mancanza di consapevolezza o scarsa abitudine a mettere in conto il caso o, perchè no, l'effetto dell'attività dei terzi, nella propria vita.
Silvia

ero Lucy ha detto...

Quello che mi stupisce sempre di certi incontri e' proprio la bizzarria. Perche' quando avvengono, come tu stessa hai fatto in ultimo, quando si resta cosi' un po' impalati, ci si chiede se invece non fosse un messaggio per se stessi.

Marica ha detto...

chi ha tempo non aspetti tempo :-(

nonsisamai ha detto...

silvia: quanto e' vero... finche' non ci succede, siamo ttti 'arroganti', probabilmente e' naturale esserlo.

ero lucy: gia'...

marica: le dovevo dire 'cosa fai ancora qui? corri subito a casa da tuo marito!' :))