giovedì 26 maggio 2011

l’unica tutela del lavoratore texano

Questa e’ l’ultima settimana di scuola. Come al solito sono un po’ dispiaciuta, ma questa volta anche sollevata: sono stanchissima, ho gia’ bisogno di una pausa. E’ vero che lavoro solo tre giorni alla settimana, ma ora che c’e’ il bimbo mi sembra di lavorare 24 ore su 24. Sono cosi’ indaffarata che mi sono perfino dimenticata di controllare che mi stessero pagando correttamente e infatti qualcosa e’ andato storto: la contabile della scuola si e’ inspiegabilmente dimenticata di pagarmi per due mesi. Appena l’ho realizzato, ho chiamato in ufficio per avvertire del problema e ho scoperto che la diretta interessata se ne era andata in vacanza, allora ho semplicemente lasciato un messaggio, molto cortese e rilassato per altro, alla segretaria dicendo di avvertire chi di dovere appena di ritorno. Dopo cinque minuti di orologio si e’ materializzata la direttrice visibilmente trafelata. Dobbiamo parlare da sole, mi dice. Era dir poco mortificata. Io tranquillissima, non capivo il motivo di tanta ansia da parte sua, ma osservavo devo ammettere, con un certo compiacimento, che ti fa sempre un certo effetto vedere il tuo capo che pende dalle tue labbra e si scusa e si scusa di nuovo e poi di nuovo ancora. Si e’ offerta addirittura di farmi un assegno seduta stante senza sapere nemmeno la cifra esatta dei miei stipendi arretrati. Allora le ho detto di non preoccuparsi, che a questo punto potevo aspettare che la commercialista tornasse dalle ferie. Nonostatnte cio’ ha continuato a chiedermi diverse volte se ero sicura.

La spiegazione di quello che a me e’ sembrato un comportamento lievemente bizzarro come sempre me l’ha fornita Mr. Johnson.

Dice che qui, pagare in ritardo i propri dipendenti e’ un fatto inaudito. Licenziarti in tronco e’ normale, pagarti un giorno dopo e’ inaudito. Che se accade puoi fargli causa e chiedere risarcimenti talmente esosi da costringerli a chiudere baracca. Per di piu’, ogni giorno di ritardo la situazione peggiora e l’eventuale risarcimento cresce a livello esponenziale, da qui la fretta di pagarmi il piu’ presto possibile.

Dice che questa di fatto in Texas e’ l’unica tutela per i lavoratori.

Lavoratori italiani, traete le vostre conclusioni.

10 commenti:

paola_ ha detto...

Oh sì, i primi due anni che lavoravo a scuola ho visto il primo stipendio a febbraio... cinque stipendi tutti insieme sì, ma io vivo ancora dai miei e se ho qualche problema ho un sostegno, una madre di famiglia sarebbe ben inguaiata! Ah, la scuola italiana... :(

antonella ha detto...

Ti dico solo che quando lavoravo per il Polo Museale Fiorentino (Uffizi, Palazzo Pitti, Bargello etc etc) venivo pagata ogni sei mesi.
Si, hai capito bene ogni sei mesi! Ma quando ci fu il terremeto in Umbria i soldi destinati a noi furono trasferiti per l'emergenza.
Conclusione? Fummo pagati dopo nove mesi. Ecco, ho detto TUTTO!!!
E poi mi chiedono perche' ho lasciato l'italia...

Alice ha detto...

Si, in Italia, quando e SE ti pagano, (perchè non è mica certo!) sembra che ti facciano un favore.
E poi oggi come oggi anche li ti lasciano a casa da un momento all'altro, le assunzioni a tempo indeterminato sono un lusso da 50enni (che furono assunti 25 anni fa). E nemmeno tutti!!

nonsisamai ha detto...

antonella: rispetto per la tragedia, ma voi non dovevate mangiare? bah.

MarKino ha detto...

è un po' che ci medito sopra, mettndo insieme quello che leggo sul tuo blog o su quello di altri (principalmente questo) e la concezione statunitense del "lavoro" che traspare sembra un po' quella dell'uomo di frontiera, del pioniere (senza intento denigratorio, eh): mi costruisco il futuro col lavoro delle mie mani, voglio essere pagato per quello che faccio, nè di più nè di meno, e voglio potermi muovere liberamente in cerca di opportunità migliori.
no?

nonsisamai ha detto...

non l'avevo mai vista cosi' pero' si, in effetti. mi sembra che non si tenda a prendere sul personale i problemi di lavoro. un cambio repentino ad esempio, credo verrebbe compreso dalla maggior parte dei datori di lavoro per i motivi che hai detto tu.

elena ha detto...

Allora il lavoratore texano è molto più tutelato del lavoratore italiano. Parlo di quello che lavora con contratti a tempo determinato. Sto ancora aspettando i soldi di un lavoro finito a metà novembre 2010. Faccio l'insegnante free-lance. Molto free.

Alberto ha detto...

ahppero'.
Anche qui in Australia, se vogliono ti licenziano in tronco, no worries at all :D

Anonimo ha detto...

Quindi era terrore per un'eventuale risarcimento più che zelo...
;-)
Rox

nonsisamai ha detto...

rox: senza dubbio! :))