mercoledì 12 novembre 2008

di israeliani e palestinesi

Per la prima volta ci si e' trovati a parlare apertamente di politica con gli amici israeliani. E' successo perche' morivo dalla voglia di sapere cosa ne pensavano loro di Obama. La sorpresa e' stata che non mi sono sembrati particolarmente interessati alla cosa, non avevano quasi nulla da dire. Dopo un attimo di silenzio faccio:

- Beh, almeno con Obama, gli Stati Uniti avranno un grande ritorno di immagine in molti paesi...

- In che senso?

- Nel senso che in molti paesi c'e' un vero e proprio odio verso gli Stati Uniti, questo segnale di cambiamento sara' visto in maniera positiva...

- Davvero qualcuno odia gli Stati Uniti? Ma chi?

Insomma, loro giovani professionisti appena trasferiti da Israele, dopo l'11 settembre, le guerre in Irak, l'Afganistan, ecc. ignoravano che ci sono paesi in cui la popolarita' americana e', diciamo cosi', bassina. Sorprendente. Si rendevano conto benissimo invece che molti americani non amano il loro paese e il motivo lo capivano perfettamente.

Da li' il discorso e' scivolato senza ostacoli su un vero e proprio campo minato: la questione mediorientale. Noi si parlava piano per essere sicuri che ogni parola passasse prima dal cervello e non fosse offensiva o indelicata. E anche loro hanno abbassato immediatamente il tono della voce. Sembrano convinti che il conflitto con i palestinesi non si risolvera' mai o che magari si possa risolvere temporaneamente per poi riesplodere in seguito perche' "loro", dicono, ci odiano e ci vogliono morti.
Io ero una pentola a pressione pronta a esplodere. Stavo per dire Hei, fermati un secondo! "Loro" non vogliono solo uccidervi. "Loro" vogliono solo vivere sulla loro terra, sono persone come voi, non assassini.
Invece poi, non ho detto nulla e ho solo ascoltato. E menomale. Dal mio piccolo superficiale punto di vista riesco a capire i motivi dei palestinesi molto meglio di quelli degli israeliani, ma poi ho guardato meglio il mio interlocutore ed e' per questo che ho taciuto. Non sono d'accordo con lui, ma ho visto la disperazione nel suo sguardo mentre parlava di questa cosa. Tutta la sua famiglia e' ancora li' in pericolo e magari nella vita gli e' anche capitato di perdere un amico o un parente per mano palestinese, il suo non puo' essere un discorso distaccato.
La mia opinione in fondo non cambia dopo questa chiaccherata, ma una cosa di sicuro l'ho imparata: io che tutt'al piu' leggo queste cose sui giornali, posso si' avere un'idea basata sul mio personale concetto di giustizia, ma non posso e non devo mai giudicare i sentimenti di queste persone, e' semplicemente sbagliato.

15 commenti:

MarKino ha detto...

e` una ricchezza enorme potersi confrontare liberamente cosi`, con persone con un passato ed un punto di vista cosi` diverso dal proprio...
io sono avido di queste cose....

Al ha detto...

Forse migliorerà la visione degli USA all'estero,ma ho qualche dubbio sul fatto che Obama,prenderà la strada di Clinton per cercare la via della pace.In questo momento penso che tutto sia concentrato verso l'interno per arginare le conseguenze economiche di questo periodo.
Sulla faccenda mediorientale,non credo che ci sia una rapida soluzione,per citare un film comico con Adam Sandler "Combattiamo da 2000 anni,non potrà certo durare ancora per molto!"
Il punto è proprio questo,lo stato di Israele è stato costruito basandosi su idee religiose,è stato accettato per motivi economici e attualmente è una mini-superpotenza,la Palestina è nulla in confronto,ma se venisse "spazzata" via,le accuse di olocausto al contrario tornerebbero a galla,e si ritorna alla situazione attuale di equilibrio in guerra.
Alla base di tutto c'è sempre un motivo religioso,e questo la dice lunga,su l'oppio dei popoli.

P.s.
evito di dire "da che parte stò", penso che si capisca da solo.

Anonimo ha detto...

@ Al
Israele ha la sua origine religiosa, ma soprattutto ora, la ragione della sua esistenza è politico-militare. È una colonia statunitense in medio oriente. Non un semplice avamposto, ma una base dotata di testate atomiche puntate verso (una nazione a caso) l'Iran.

Non ci si deve stupire se nasce un'attrito tra una ricca e chiusa nazione nata artificialmente e uno Stato sotto embargo da decenni.

Come ha percepito Emanuela, gli isrealiani sono vittime della "politica del terrore", propaganda che anche noi abbiamo sperimentato dopo l'11 settembre (alla quale molti hanno abboccato).
Gli USA ordinano, chi si lamenta viene bombardato.
Quando D'Alema propose di contattare i talebani per avviare un dialogo, dalla Casa Bianca gli diedero del cretino.

Alle riunioni di condominio posso trattenere acidi commenti, ma di fronte a questa crisi no. Emanuela, io quella affermazione l'avrei fatta. Stiamo parlando di gente uccisa quotidianamente, abbiamo il dovere di portarli al dialogo - nel nostro piccolo - anche con la forza.
Meglio lottare per la pace che per la guerra.

Al ha detto...

Il pensiero di Emanuela,per quanto corretto,avrebbe creato un muro tra lei e i suoi amici,e le considerazioni che ha fatto sono state sagge.
Facendo un confronto con una realtà personale,io vivo a Catania,e quando mi vengono rivolte domande sul genere "come è possibile che vi siete ridotti cosi" ho realmente difficoltà e imbarazzo a spiegarlo,perchè spiegare una quotidianità,fatta ai confini di quella che viene definità civiltà moderna è praticamente impossibile.
Tornando al discorso iniziale,credo che la gente dovrebbe disintossicarsi da televisione e giornali e iniziare a sviluppare un senso critico ormai sopito,forse cosi si avrebbe quel concetto (vetusto ma sempre valido) del potere al popolo,cosa ormai delegata a l'economia.

Daniele ha detto...

Mi chiedo, non sanno che una parte del mondo odia gli Stati Uniti perché sono persone che non si informano e sono poco attente a ciò che li circonda o perché i media negli USA non mostrano ciò che pensano all’estero? Certo ci sarebbe sempre internet per farsi una opinione da soli.. ma lì si deve andarsela a cercare..

Sulla tua riflessione finale poi sono, ovviamente d’accordo, ragionare in linea di principio è una cosa.. farlo con qualcuno che ha, o potrebbe avere, implicazioni personali è un’altra…

nonsisamai ha detto...

goodidea: innanzitutto ti do il benvenuto. israele una colonia statunitense? ma no dai, mi verrebbe da dire che siamo quasi agli antipodi.
apprezzo il tuo consiglio e lo capisco. ma sono davvero contenta di essere riuscita a trattenermi (con fatica) stavolta. non sono per nulla diplomatica e non credo che un'uscita di quel tipo avrebbe portato nulla di buono alla discussione. anzi probabilmente ci saremmo tutti irrigiditi sulle rispettive posizioni senza veramente ascoltare l'altro. magari conoscendoci meglio, questo si.

al: non avevo ancora letto questo quando ho scritto sopra piu' o meno lo stesso...

daniele: non li conosco cosi' bene da sapere se sono persone informate o meno. per ora non mi sembra. hanno detto che e' israele che da' un'immagine estremamente positiva degli usa.
si perche' qui invece, figurati, il governo bush ci e' campato per anni sulla politica del terrore. non vedo come qualcuno qui possa ignorare che ci sono paesi che disapprovano la condotta americana.

Anonimo ha detto...

l'ascoltare davvero chi si ha davanti, senza preconcetti, nonostante non sia assolutamente d'accordo, è una cosa che sto cercando di coltivare molto, in questo periodo.
La tua è stata una gran prova e, forse, un grande insegnamento.
Sono cose che toccano, queste, anche lette da quaggiù.

nonsisamai ha detto...

allora si e' capito che ho proprio sofferto a starmene zitta, he? ;)

Anonimo ha detto...

ricordo quante discussioni...e credo che questa "politica americana "ti abbia fatto proprio bene, è sempre stupendo riuscire a capire il punto di vista dell'altro ma quanto è difficile!mannaggia appena avrò internet a casa passerò tutto il tempo a leggerti...lo trovo così familiare...per ora mi accontento di una sbirciata furtiva a lavoro.brù

Anonimo ha detto...

La verità sul conflitto israeliano-palestinese me la sono fatta in rete. Prima c'erano i palestinesi cattivi contro gli sfortunati israeliani impotenti davanti agli attacchi terroristici.

La differenza fra l'informazione completa che ho adesso e quella che possiede l' "uomo della strada" è abissale e mi mette i brividi. Perché è tale la distanza fra le due che non capisco come si possa proporre la realtà alla massa dei comuni mortali.

Complimenti alla CIA, davvero un gran lavoro!

ღღ Š î $↕ Ŧ ۞ ღღ ha detto...

E' una riflessione profonda che in molti dovrebbero fare invece di sputar sentenze o giudizi, senza mai mettersi magari per qualche secondo nei panni dell'altro.
Ciao ti lascio un saluto
Sisifo

nonsisamai ha detto...

bru': gia'...'familiare' ;)

eccemarco ha detto...

molto bello quello che hai scritto.
certe volte è sorprendente scoprire la "auto-percezione" per così dire che molti hanno della loro terra, patria, nazione o comelavogliamochiamare.
ti rivela che ci sono concetti ai quali non ci si espone mai, punti di vista mai presi nemmeno in considerazione.
sei stata bravissima a tenere la tua passione al guinzaglio, apprezzo molto le tue considerazioni sul dolore che loro possono aver vissuto da israeliani. condivido anche pero' la tua posizione 'politica'. non so come la avrei espressa.

brava! cheers,
marco

nonsisamai ha detto...

eccemarco: grazie davvero...
tra l'altro devo ancora risponderti bene per la cosa del cane, non me ne sono dimenticata, ti scrivo

Anonimo ha detto...
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