giovedì 8 marzo 2007

il museo

Un museo e' un'istituzione, un monumento alla cultura, ma il mio museo era anche fatto di leggerezza e poesia. La sua prerogativa e' che quando ci si entra dentro, si viene accolti da ricordi infantili. Ci si vede piccoli piccoli, magari per mano al padre o al nonno esplorare un luogo che sembra sconfinato. Successivamente si scopre che forse lo e' davvero. Ci si vede a bocca aperta davanti agli aerei, alle navi. Si riconosce pian piano quell'odore acre che ci aveva infastidito tanto da bambini. E' solo carbone e ferro, locomotive lucide. E poi gli angoli piu' nascosti, le macchine, i meccanismi. Il cinema, la biblioteca, la grotta sotterranea, i racconti misteriosi. Ma tutto questo non e' ancora successo. Sono ancora li' sulla porta ad aspettare che aprano per cominciare il mio primo giorno di lavoro. Inganno il tempo con una persona che ancora non lo so, ma diventera' importante. Una fata che sa raccontare la pioggia, solo li' puoi incontrarla. Ed e' proprio in quel momento che si materializza lo spettro piu' potente fra tutti quelli del mio passato. E' arrivato di corsa lo spettro. Cosa ci fa qui? Non ha davvero senso, la citta' e' cosi' grande. Non ho visto bene, no e' proprio lui. Ma non lo sapevi che cose strane succedono in questo posto? Incroci di destini spiegati con sapienza scientifica. Tutto torna. Come quando ho incontrato quell'amica spagnola a Parigi, gia' e' vero, ma non voglio approfondire. Intanto sono li' e una valanga di emozioni melmose e stravecchie mi travolge. Ma vi conoscete? Nei miei occhi disprezzo e fastidio. Se ne e' accorto qualcuno? Forse no ma chissa' perche' sospetto che qualcosa di simile sia gia' successo a tutti i presenti. Voglio andare via ma resto, non ho scelta. Eravamo compagni di banco, ne e' passato di tempo. Non e' vero. O forse si? Non ricordo. Intagliava preziosi cofanetti e li riempiva di tristezza e polvere d'oro. Come stai? Tutto si scioglie come un ghiacciolo azzurro, con una certa bellezza intrinseca e profumo di anice, ma che ci fai qui? Che ci fai tu? Non ci diciamo mai piu' nulla, ma ci guardiamo come si guardano gli spiriti e parliamo sempre o quasi mai dell'arcobaleno. Un giorno mi fa un regalo, l'unico che mi abbia mai fatto, ma io come sempre non lo capisco quando cerca di essere umano. Poi scopro che per questo ha corso un grande rischio, ma non gli ho nemmeno detto grazie perche' non lo meritava. Non ci siamo detti nulla, ma da quel giorno il passato mi e' sembrato un po' piu' accettabile, meno inutile. Cosa ci eravamo promessi un secolo prima? Liberta' e perline colorate, si'. E allora arriva un altro giorno come tanti al museo. Uno sguardo piu' intenso degli altri, io che non ricambio, mi irrito. E poi piu' nulla. Volato via. Fine. O magari un giorno ci rivedremo sotto l'arcobaleno o alla luce di un neon, chi lo sa, magari davanti a un cartello stradale rubato. Quante cose succedono tutti i giorni nel mio museo, ma sono tanto felice di averlo lasciato prima che la magia potesse finire.
Il mio museo era pieno di passaggi segreti e un grande albero di fichi e vecchie pietre coperte di muschio.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Proprio un posto di magia e anche di pioggia a volte. Te lo dico io che ci sono rimasta fino all'alba riscoprendo che si può ancora sognare.
Un bacio fatato!

nonsisamai ha detto...

:*