sabato 3 marzo 2007

melting pot

Da quando siamo qui non facciamo molta vita sociale, ma ogni volta che usciamo succede qualcosa di interessante per me. Uscire in Italia era la regola, era vedere gli amici che avevano vite simili alle nostre, rilassarsi, parlare di stupidate e cose serie fra amici che sapevano quasi tutto gli uni degli altri, qui invece ogni volta e' un'avventura. Ieri sera, devo dire che il cibo thai non era niente male e poi la compagnia era come sempre molto originale. Il nostro amico italiano e' arrivato in ritardo perche' lavora come un matto anche il venerdi sera e oggi ci ha spiegato finalmente perche'. A soli 31 anni, gestisce milioni di dollari per conto di un' importante azienda telefonica internazionale. E' gia' arrivato al massimo livello nel suo campo, anzi data l'importanza del progetto che ha inventato e che si sta sperimentando per la prima volta con grande successo in 8 citta' americane probabilmente passera' anche alla storia delle telecomunicazioni. Gli ingegneri che conosco in Italia, alla stessa eta', non credo abbiano la possibilita' di vedersi affidare un compito simile. Quello che vedo, pero', e' che i soldi contano molto di piu' nei rapporti fra le persone qui: se hai una certa situazione economica, in genere vivi in un certo quartiere e frequenti un certo tipo di persone. E poi noi frequentiamo molti stranieri e, senza tanti giri di parole, se uno si trova a Dallas e non e' di qui, quasi sempre il motivo e' legato alle opportunita' economiche. C'era un parigino frizzantino ieri, Thierry, che ha fatto pessime battute per tutta la sera. Sua moglie un'alsaziana dagli occhi di ghiaccio, lo fulminava con sguardi di ago, ma lui era felice e offriva da bere a tutti. Di quelle persone, che sembrano avere temperamenti opposti, ma se poi le guardi bene vedi che la complicita' le rende simili quasi come fratello e sorella. Un po' inquietante. Dicevano che non amano molto vivere qui, pero' ci stanno da sette anni e hanno appena comprato una casa. Quando gli ho chiesto perche' avessero comprato una casa a Dallas dal momento che dicono di voler andare via, mi hanno risposto che a Parigi si sarebbero potuti permettere un appartamento nel traffico, qui una villa con piscina in citta', ma anche in mezzo alla natura, in un quartiere tranquillo. Tutto cominciava ad avere un po' piu' senso. E' che forse alla gente piace sempre lamentarsi. Comunque, il momento topico della serata e' stato quando parlando di un'amica nigeriana che ha appena avuto un bambino, monsieur Thierry ha affermato ad alta voce -Eh si, le donne africane sembrano proprio fatte per avere dei bambini. Riconosco che non fosse una frase geniale, ma visto il tono affettuoso usato io non ci ho neanche fatto caso. Mr Johnson, invece, l'unico americano presente al tavolo, ha fatto un salto sulla sedia. Ha perfino controllato se vicino a noi ci fossero persone di colore per scusarsi. Poi mi ha spiegato -Tu e la tua famiglia non siete personalmente responsabili per 400 anni di schiavitu', ma non puoi fare finta che non sia successo nulla.
Ecco queste cose, ancora sono un po' complicate da capire per me. L'equilibrio dal punto di vista razziale e' davvero precario in questo Paese. Del resto, me ne ero resa conto gia' dai primi giorni quando piu' di una persona mi aveva fatto dei complimenti per la mia carnagione. Voglio dire, il tono era molto cordiale, ma mi aveva colpito perche' mai nessuno in Italia ha fatto nessun tipo di commento sul mio colorito olivastro mediterraneo. Oppure ricordo che una sera avevamo appuntamento con un amico di colore in un locale in Oklahoma, avevamo fatto tardi e lui ci disse di essersi un po' preoccupato perche' essendo solo aveva paura che qualcuno potesse dargli fastidio.
Sto leggendo un libro, "Black art and culture in the 20thcentury" di R.J.Powell per cercare di capirci qualcosa perche' la questione e' appassionante quanto delicata e non voglio fare nessun tipo di errore in questo senso. Mettiamola cosi', i bisnonni di un africano americano della mia eta' potrebbero essere stati schiavi, solo il pensiero fa rabbrividire. E' tutto estremamente vicino nel tempo e giustamente molto spesso queste persone hanno ancora talmente tanta rabbia da smaltire che la puoi vedere nei loro occhi.

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