L'altro giorno ho preso un caffe' con una persona che un giorno deve essere stata molto simile a come sono io oggi. Chiaccherando, ho scoperto da lei che qui a Dallas si e' appena tenuto un evento a cui mi sarebbe piaciuto moltissimo partecipare e io non ne sapevo nulla.
E' una stupidata, ma in fondo, mi ha un po' rattristato. In parte per l'occasione persa e in parte perche' mi sono resa conto che sono qui e ci sto anche molto bene, ma non vivo la citta' come facevo in Italia. Il Dallas Morning News lo guardo di sfuggita una volta ogni tanto, mentre il Corriere e La Repubblica li leggo tutti i giorni appena alzata. Raramente guardo un telegiornale o so che concerti o che cosa si fa in giro di interessante.
C'e' qualcosa di sbagliato in tutto questo. Non e' sbagliato leggere i giornali italiani, ma non prestare la stessa attenzione a quello che succede qui dietro casa mia forse si'. Il problema e' che non si puo' prestare attenzione a qualunque cosa in maniera indiscriminata, quindi leggere meglio i giornali italiani che quelli americani, rappresenta una scelta. Una scelta che non ho mai valutato con la giusta consapevolezza.
Questa persona trasferitasi mille volte da New York a San Paolo e poi a Bruxelles e a Dallas, mi ha raccontato di quanto abbia sofferto per tutti questi spostamenti all'inizio, ma di quanto poi siano stati positivi anche per la sua stessa crescita personale. Mi ha detto che dopo aver sofferto la solitudine, ha cominciato a reagire e che lo ha fatto in un unico modo: imparando a fare le cose da sola. Andando, esplorando, facendo tutto da sola. Ecco, io cosi' sola come diceva lei, non credo di essermi mai sentita ne' qui ne' altrove. Ho sempre amato questo posto e forse proprio per questo non ho mai avuto lo stesso stimolo a buttarmi veramente nella mischia. Non ho mai dato troppa importanza al fatto che qui non conosco molte persone con i miei stessi gusti e la mia stessa disponibilita' di tempo e che le cose che mi piacciono, se voglio continuare a farle, devo imaparare a farle da sola. Prima bastava alzare il telefono e invitare qualcuno. Gli amici migliori erano amici di vecchia data, incontrati spesso a scuola o nei vari ambienti di lavoro, persone come me: trentenni con piu' o meno i miei stessi interessi e senza figli. Qui invece, fra quelli che frequento, anche chi e' piu' giovane di me ha gia' grandi impegni familiari e questo fa passare tutto il resto in secondo piano. Adoro stare da sola, se non passo abbastanza tempo da sola divento isterica, pero' uscire da sola, con le distanze che ci sono qui, e' un altro paio di maniche.
Sembra niente, ma se non ci sei abituato non e' semplice.
Parlare con quella persona l'altro giorno e' stato un po' come quando ti accorgi che il rubinetto sta gocciolando. Un momento prima non ci facevi nessun caso, ma una volta che lo hai notato non puo' che disturbarti sempre di piu'. E visto che oramai lo sento questo rumore in sottofondo, faro' qualcosa per contrastarlo.
Le parole di quella persona erano anche terribilmente incoraggianti a dire il vero. Mi diceva Vai! Prova, perditi anche non importa, sopravviverai...non hai idea delle cose che ti succedono quando sei da solo... Fai piu' attenzione a tutto quello che ti circonda quando sei da solo e le persone piu' importanti della tua vita qui puo' darsi che le conoscerai proprio cosi'.
15 commenti:
non sai davvero come ti capisco!proprio in questi giorni c'e' qualcosa che inizia a smuoversi pure dentro di me...
davvero, smuoviamoci, e la primavera ci aiutera'!
"smuovermi" non era voluto, ma credo che il mio subconscio sia stao in grado di rendere bene l'idea... ;.)
questa cosa dell'uscire e fare le cose da sola la sento molto "mia".
sempre stato così. e tuttora. a volte me ne "lamento" (è bello condividere), però non nego che da sola spesso sto bene, anche in giro e soprattutto se si tratta di conoscere nuovi ambienti e situazioni (e persone)... è come avere più "tempo" per metabolizzare e far proprie le cose... la "compagnia" mi piace incontrarla una volta che "arrivo". e poi magari allontanarmene di nuovo... tutto così.
(un po' confuso da spiegare ;)
io giro molto da solo, l'ho sempre fatto. ma devo dire in questo modo ho raramente conosciuto persone nuove. per abituarmi a un'altra persona, serve sempre un qualche contesto comune.
dancin: mi sembra proprio di avere capito... ;)
fabrizio: in effetti e' quello che ho pensato anch'io. a milano giravo di piu' da sola eppure non e' che abbia mai fatto queste grandi amicizie...pero' era un po' diverso, di solito ero sempre impegnatissima e di fretta. succedeva quasi sempre di incontrare gli amici che gia' avevo per caso pero', qui non succederebbe mai.
forse bisogna solo entrare un po' nell'ottica e dare anche agli altri lo spazio necessario per avvicinarsi a noi. vedremo.
io, se le cose non sono condivise, mi sembra che abbiamo anche meno valore. certo, se si impara a godersi la solitudine diventa tutto più facile perchè spesso la solitudine non è una scelta. è un mondo difficile!
Interessante questo post! Capisco cosa provi tu e allo stesso tempo condivido a pieno anche le opinioni di questa persona. Sei ancora in tempo per "aggiustare il rubinetto", ora almeno ti si è aperta una nuova prospettiva che non avevi valutato prima e puoi fare nuove scelte!
Non ti dispiacere per le cose che hai perso, ormai sono andate, ma attivati per non lasciarti sfuggire le prossime!
in questo periodo mi sta succedendo esattamente questa cosa...temo la solitudine, ma in questo nuovo navigare incontro persone così interessanti e affini...di quelle che non incontravo da tempo e mi lamentavo della loro assenza.è strana la solitudine..ottima creatrice di opportunità se si gestisce con equilibrio
La dimensione del "dal solo" è una delle scoperte più significative, se si ha la fortuna o la necessità di farla..
Bella la metafora del rubinetto, mi ricorda - non so perché - un passaggio di Baricco sui quadri che all'improvviso "decidono" di cadere. Sei forte nonsisamai..
birra: e' vero, pero' e' anche vero che e' nei momenti di difficolta' che si impara e si cresce di piu'
simo: ci provero'...
fusis: equilibrio e' proprio la parola chiave
daniele: ho presente. era 'novecento', qualcosa tipo fran e non la ami piu', bel passaggio. grazie del complimento...
è già un po' che tutti i giorni ti leggo con attenzione e mi piacciono molto tutti i tuoi post, ma questo davvero mi ha davvero colpito, forse perché è qualcosa che mi riguarda da vicino, il "dover" imparare a fare le cose da sola e, forse, il trasferirsi in un posto lontano e sconosciuto. baci penny
tesoro quanto è vero..anche io ho imparato a vivermi la vita appieno da sola perchè con un marito cameriere c'è proprio poca vita sociale altrimenti...ma come la tua amica ti diceva..all'inizio è dura, ma poi ci prendi gusto e ti senti molto soddisfatta di te stessa :-D dai dai che anche se ci sono distanze enormi ce la puoi fare.
Bacio grande
Silvia
pennypupa: grazie davvero, ti do allora il benvenuto ufficiale :)
magnolia: ma si, poi a parte gli impegni e' anche giusto sia imparare appunto a essere piu' indipendenti che non obbligare chi magari ha altre preferenze...
oddio oddio!
come mi ritrovo nelle tue parole.
tanta voglia di me stessa, di vedere cosa sono in grado di fare, di lasciarmi stupire dalle mie risorse che sono sepolte da strati di polvere, ma so che ci sono...
ti abbraccio forte!
G.
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