giovedì 7 gennaio 2021

la resa dei conti

Mi avete chiesto come sto e mandato abbracci. Vi ringrazio.

Sto bene, stiamo tutti bene. E' solo che a volte, mentre tutti dicono la loro, è giusto prendersi un attimo per tirare il fiato e pensare.
Una cosa è assodata: la giornata di ieri non la dimenticheremo.
La sera precedente ero andata a dormire presto senza nessuna voglia di seguire le elezioni in Georgia. Troppo stress. Se i due candidati democratici, Jon Ossoff e Raphael Warnock, non avessero prevalso la vittoria di Biden sarebbe stata mutilata ed era molto probabile che succedesse. Immaginerete la gioia quando al risveglio abbiamo saputo che invece tutto era filato liscio come l'olio. L'organizzazione di Stacey Abrams ha funzionato, la mobilitazione dei democratici è stata enorme e hanno vinto. Una vittoria così netta in uno stato come la Georgia è un sogno e indica chiaramente un cambiamento di rotta. Secondo Barack Obama, Johns Lewis ci ha sorriso da lassù.
Poi c'è stata anche la nomina di Merrick Garland a procuratore generale. Chi segue la politica americana sa cosa significhi a livello simbolico. Si tratta del candidato alla corte suprema legittimamente scelto da Barack Obama e ingiustamente bloccato dall'azione spregiudicata di Mitch McConnell.
Tutto bene quindi. Cominci ragionevolmente a sperare che le cose si possano rimettere in ordine, anche per quanto riguarda la pandemia, la distribuzione dei vaccini e tutto il resto. Un paio d'ore dopo scoppia il delirio che abbiamo visto.
Non si può certo dire che sia stata una sorpresa.
La manifestazione era stata ampiamente annunciata e pubblicizzata. Nei giorni precedenti alcuni di voi infatti mi avevano chiesto se avessi paura e avevo risposto di no. La sensazione per me, da qui era ed è ancora che Trump stia scomparendo. Resta il fatto che i suoi fan sono armati fino ai denti e che lui ripeteva da mesi che non avrebbe concesso la vittoria a Biden e che le elezioni erano state truccate. Ricordate quel vergognoso primo dibattito presidenziale? Si rivolse direttamente ai Proud Boys con un ordine: "stand back and stand by", state fermi e pronti all'azione. Piu di così? E il segnale difatti è arrivato ieri preciso e puntuale nel comizio con cui ha arringato la folla adorante giunta da ogni dove per lui. Li ha invitati a invadere Capitol Hill promettendo che li avrebbe addirittura accompagnati: in realtà poi come sappiamo si è limitato a godersi lo spettacolo in poltrona come tutti noi.
Mi è spiaciuto tantissimo vedere gli occhi di Joe riempirsi di lacrime. Immagino l'impatto che quelle immagini abbiano avuto sui bambini americani. Succede una cosa simile e la prima cosa che fai è accendere la tv, invece è sbagliato se hai dei bambini vicino. Bisognerebbe sì spiegare tutto, ma anche tutelarli dall'ansia delle breaking news. Mi è tornato in mente il senso di sgomento che provavo quando la prof teneva la radio accesa in classe per sentire gli aggiornamenti della guerra del Golfo.
Joe si è tranquillizzato dopo aver ascoltato il discorso di Biden. Gli ho detto vedi? E' questo il presidente che è stato eletto, niente paura, e siamo andati a fare un giro.
Lui non sa che pochi minuti dopo Trump è riapparso con un video per dire ai manifestanti non solo di andare a casa ma anche che hanno ragione, che li ama e che sono molto speciali. Roba da matti.
E' stato un momento vergognoso e terribile, ma rimango fiduciosa sulla lunga distanza. Anzi ora è tutto ancora più chiaro anche per chi magari ha votato per lui, ma non fa parte della cosiddetta 'base'.
Conosco di vista un tizio fuori di testa così, uno solo, uno della base. E' interessantissimo andare a vedere quello che posta. Al momento lui è convinto che quelli che sono entrati a Capitol Hill non siano i supporters di Trump, ma gli Antifascisti, pensate un po'. Complotto, c'è sempre un complotto.
Sono cosciente che ci siano molti personaggi come lui in giro e abbiamo visto di cosa sono capaci, ma si tratta pur sempre di una minoranza. Lo sono sempre stati in minoranza. Non scordiamoci che Hillary Clinton prese tre milioni di voti più di Trump e Biden sette. Come dice Obama però ora non bisogna rilassarsi pensando di avere schivato un proiettile, al contrario è proprio questo il momento di mettersi al lavoro più che mai per cambiare le strutture che hanno permesso a questo fiasco di realizzarsi.
Vi dirò la verità, ho avuto molta più paura a novembre oppure l'estate scorsa quando guardavamo militari senza insegne di riconoscimento sequestrare i manifestanti di Black Lives Matter a Portland e nessuno interveniva.
Non mi piacciono quelli che si scandalizzano, quelli che dicono che queste cose succedono solo nelle repubbliche delle banane.
La democrazia è fragile ovunque, per definizione e va rispettata.
Tante cose in questi quattro anni sono stati degni di una repubblica delle banane, a partire dalla candidatura stessa di Trump.
Ora abbiamo sperimentato sulla nostra pelle cosa succede quando si gioca con il fuoco e che ci serva da lezione.

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